La montagna si riprende il “suo” Giudice di pace
Dopo tre anni ha riaperto la sede di Pavullo: la responsabile è Nadia Trifirò Il servizio coprirà una vasta area dell’Appennino composta da undici Comuni
PAVULLO. Pavullo ha di nuovo il giudice di pace. Dal 2 gennaio, dopo un’assenza di più di tre anni, è tornato operativo l’ufficio nella palazzina di via Marchiani 87 (dove c’è anche l’Agenzia delle Entrate), stavolta tutto dislocato al secondo piano, in ambienti interamente rinnovati. La circolare che ha ufficializzato il ritorno è stata emanata lo scorso 30 dicembre dal presidente del Tribunale di Modena Vittorio Zanichelli, che contestualmente ha comunicato anche il rinvio per quanto riguarda l’altra sede “recuperata” in provincia, quella di Finale. A seguito di ritardi nell’approntamento della struttura, infatti, qui l’apertura è slittata al primo aprile.
In entrambi i casi ci sono però già le nomine dei giudici responsabili. A presentare domanda di assegnazione nelle settimane scorse sono stati in cinque: gli avvocati Trifirò, Maccaferri, Onofri, Paciello e Benetello. La scelta è stata fatta in base al criterio dell’anzianità di ruolo: l’avvocato Nadia Trifirò è stata quindi nominata a Pavullo, la collega Nicoletta Maccaferri per Finale. Incarico iniziale di sei mesi, poi si vedrà per eventuale conferma o meno. Quel che è certo intanto è il ritorno di un servizio che copre una vasta area di montagna: da Fanano a Fiumalbo, Lama, Montecreto, Montese, Pavullo, Pieve, Polinago, Riolunato, Serra e Sestola. Il tutto con competenza sia penale che civile, molto ampliata in quest’ultimo ambito dalle ultime modifiche normative. La cancelleria è già pienamente operativa, grazie alle due responsabili messe a disposizione dai Comuni di Pavullo e Serra. E a breve verranno fissate le prime udienze nell’aula allestita ex novo. Non dovere recarsi più a Modena, peraltro in un ufficio centralizzato che ha dato non pochi problemi, sarà senz’altro un cambiamento importante per cittadini e avvocati. Ottenere il risultato però non è stato affatto semplice: fu una corsa presentare istanza di riattivazione al Ministero nell’unica finestra utile che scadeva il 30 luglio 2015, con l’allora presidente dell’Unione Romano Canovi che dovette fare i conti anche con i no di Sestola e Polinago, contrari in linea di principio al pagamento da parte degli enti locali (102mila euro annui in questo caso, per affitto e personale) di un servizio tagliato dallo Stato. Ma anche senza unanimità, la domanda fu accettata.
«Il ritorno del giudice di pace è importante innanzitutto perché restituisce un servizio di prossimità a cittadini e imprese», sottolinea l’avvocato Fausto Gianelli, rappresentante del comitato di avvocati che nel 2013 si batté contro la chiusura e firmatario nel giugno 2015 della mozione che impegnò per primo il Consiglio comunale di Pavullo a mobilitarsi per la riattivazione.
«Poi è importante perché l’ufficio centrale a Modena non funzionava in maniera adeguata. La speranza è che qui le cose possano andare molto meglio».