Torre Maina: Assalto in villa, famiglia sequestrata
In quattro armati hanno picchiato l’imprenditore Carlo Fiandri poi sono fuggiti con la cassaforte piena di soldi e gioielli
MARANELLO.Un incubo nel cuore della notte, poco prima di andare a dormire. Terrore sabato verso le 23.45 a Torre Maina nella zona di campagna di via Sant’Antonio nella villa dell’imprenditore 66enne Carlo Fiandri, titolare della concessionaria Ford Sascar con diversi sedi in provincia. In casa c’erano lui, la moglie Fabrizia Ganapini e i due consuoceri Mauro Montanari e Adriana Bellaluce, genitori della moglie del figlio Emanuele Fiandri.
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Improvvisamente hanno sentito abbaiare i cani in cortile, ma non ci hanno dato peso. Poi il dramma: l’irruzione di quattro giovani incappucciati, con guanti e pistole in mano. Dopo aver scavalcato la recinzione hanno puntato dritto alla porta d’ingresso principale al primo piano, che era aperta perché si era in attesa del rientro del figlio con la moglie. Probabilmente la banda monitorava da tempo le abitudini della famiglia. «Stai seduto perché ti ammazziamo», hanno gridato all’imprenditore con uno spiccato accento dell’est, puntandogli la pistola alla tempia, e così con gli altri, terrorizzati.
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Perché era gente decisa e violenta: non ci hanno messo nulla a cominciare a prendere tutti a schiaffi per farsi dire dov’era quello che cercavano: la cassaforte. Fiandri non ha collaborato, e per questo è stato colpito con più violenza al volto: gli è rimasto un taglio sul sopracciglio destro, a causa degli occhiali. Hanno quindi preso le quattro vittime, facendosi consegnare i contanti che avevano nei portafogli e sequestrandoli poi in camera da letto: uno è rimasto di guardia tenendo costantemente la pistola puntata su di loro, gli altri (comunicando con i walkie-talkie dai diversi piani) hanno scaravoltato la casa.
Hanno preso tutti gli oggetti di valore in giro, poi a forza di cercare hanno trovato la cassaforte: l’hanno estratta e si sono organizzati per trascinarla via, con tutti i suoi 3,5 quintali di peso, al punto da rompere anche un gradino della scalinata d’ingresso. Conteneva monili, oro e contante, di valore ancora da quantificare. A quel punto il bandito di guardia ai sequestrati ha detto loro di attendere mezz’ora prima di uscire dalla stanza da letto “se non volete lasciarci la pelle”. E la banda è fuggita caricando la cassaforte in un’auto di cui si conosce marca e targa. Era circa l’una. Pochissimo dopo, si parla di due o tre minuti, è arrivato il figlio Emanuele che ha trovato una famiglia sotto choc. Ha chiamato subito i carabinieri di Maranello, intervenuti sul posto assieme agli uomini del nucleo Operativo della Compagnia di Sassuolo, rimasti ad ascoltare testimonianze ed effettuare rilievi scientifici fino alle 5.30.