Michela Marzano a Festival Filosofia: Noi manager della vita? Un’idea che nasconde delirio d’onnipotenza
MODENA. È possibile applicare alla vita i modelli di competizione aziendale? Che cosa vuole dire vincere o perdere nella vita? Questi e altri quesiti sono stati sollevati da Michela Marzano ieri in...
MODENA. È possibile applicare alla vita i modelli di competizione aziendale? Che cosa vuole dire vincere o perdere nella vita? Questi e altri quesiti sono stati sollevati da Michela Marzano ieri in Piazza Grande nel corso della lezione “Management dell'esistenza”. «Einaudi nel 1924 scriveva che la natura umana è cosiffatta da ripugnare alla lunga il quieto vivere, proponendo e rilanciando l'idea di una necessità di etica della competizione contrapposta alla critica di Max Weber allo spirito del capitalismo figlio dell'etica protestante, che trasforma il mantello della religione in una gabbia di acciaio - ha esordito Marzano - perché la vita spesa nel lavoro verrebbe svuotata di senso, annientando la libertà umana». Dietro l'etica della competizione di Einaudi, c'è la concezione antropologica di un essere umano che tende sistematicamente ad elevarsi, al perfezionismo. «Il termine perfezione viene tirato nuovamente fuori nell'epoca contemporanea da Rawls, inteso come massimizzazione dell'eccellenza umana e conseguente valorizzazione di alcuni a discapito degli altri». Il successo sociale sancisce la propria capacità di affermarsi, dall'etica della competizione si arriva all'etica del merito. Ma cos'è il merito? Georges Canguilhem aveva sottolineato che dietro il successo c'è una sorta di fallimento esistenziale, parlando di un successo legato all'apparire mentre l'essere si svuota e scivola via. Siamo sicuri che attraverso l'etica della competizione realizziamo il sogno liberale dell'autonomia e dell'autodeterminazione? «L'attenzione si sposta dal sapere fare al sapere essere, dal management aziendale al management dell'esistenza - spiega Marzano - Gestire vuole dire amministrare, termine usato per tanto tempo in riferimento a beni e risorse. Oggi gestiamo o proviamo a gestire qualunque cosa: la forma fisica, lo stress, le emozioni e lo facciamo attraverso la gestione del nostro linguaggio. Tutto questo ha a che vedere con il controllo, e dietro c'è l'idea del volere è potere. Ma questo è delirio di onnipotenza - conclude Marzano - perché la realtà per definizione sfugge al nostro controllo». Marzano conclude parlando di etica dell'accettazione, passando «dalla quiete che morde di cui parlava Einaudi all'ozio come valore, per dirla come Albert Camus».