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Ruggero Andreozzi: «La mia voce fa parlare attori di tutto il mondo Ma io resto modenese»

di Serena Fregni
Ruggero Andreozzi: «La mia voce fa parlare attori di tutto il mondo Ma io resto modenese»

 Andreozzi, 38 anni, di professione doppiatore Dai Manga a “Milk” fino al nuovo cartone di Celentano

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Ruggero Andreozzi, classe 1978, doppiatore modenese, voce di Sky Cinema, Radio 101, di spot televisivi, serie tv, film, Manga e videogiochi, attualmente lavora a Milano, una città che gli ha dato tanto a livello professionale, ma ogni sera ama tornare nella sua Modena dove vive con la famiglia e che, dice, non lascerebbe mai. Ha partecipato a varie serie televisive, tra cui “Vikings” e “Transparent”, a film importanti come “Milk”, diretto da Gus Van Sant con Sean Penn e attualmente è al lavoro insieme ad Adriano Celentano per il doppiaggio del suo cartone animato, “Adrian”, in uscita a breve.

Ruggero, adesso lei è un doppiatore affermato ma c’è stato un tempo in cui frequentava Economia e Commercio e sognava di fare radio. Come è andata?

«Stavo facendo l’università a Modena ma sentivo che non era la mia strada. Così una mattina, prima di tornare a casa, decido di fare inversione e vado sotto Modena Radio City, mi attacco al citofono: “Salve, volevo fare un provino”. Carlo Savigni mi apre e mi dice che non erano interessati, ma dalla mattina seguente per un mese, sono andato lì tutti i giorni per tutto il giorno ad ascoltare ed imparare. Mi trattavano un po’ come una mascotte ma piano piano ce l’ho fatta e ho intrapreso la strada dello speaker».

Quando ha capito che il doppiaggio era la sua strada?

«Ho sempre avuto la passione per le voci, quelle che riescono a dare emozioni, è sempre stato un mio obiettivo. Dopo l’inizio sono approdato a Radio Stella, poi a Radio Bruno e proprio lì, dove mi occupavo prevalentemente di musica, ero sempre alla ricerca di più spazio. Così ho iniziato a frequentare un corso di doppiaggio a Bologna presso l’Accademia nazionale delle arti cinematografiche, diretto e condotto da Rodolfo Bianchi, la compianta Susanna Iavicoli e Massimo Giuliani. Una prima infarinatura di dizione, una parte che riguarda uno studio attoriale, prevalentemente impostato sulla voce e da lì sono andato al Centro Teatro Attivo di Milano a studiare ancora. Un centro che ha fatto uscire tanti doppiatori famosi e che mi ha permesso di imparare tanto».

Cosa le piace di più del doppiaggio?

«Partiamo dal fatto che io odio la mia voce, ho un pessimo rapporto con lei. Ognuno di noi ha un modo diverso di esprimersi e di conseguenza è differente il modo in cui si approcciano i personaggi. Trovo molta poesia in questa cosa, il riuscire a dare una parte di te attraverso un’altra persona. La magia scatta proprio nel momento in cui riesci a trasformare qualcosa di inverosimile in verosimile».

«Difficilmente. Si impara con il tempo e ci vuole tecnica. Andando avanti cambi anche il tuo modo di usare la voce, quindi il tuo approccio alla vita, e ho notato i vari passaggi con cui ho iniziato a scoprire come e cosa devo fare. Quando mi ascolto a volte mi chiedo “Sono io?”. E ogni volta vorrei migliorarmi; sono molto autocritico. Doppiando ti metti davanti ad una parte di te, come in uno specchio, e quindi entrano in gioco le emozioni».
Tra i suoi lavori ci sono anche tanti Manga, un settore in continua crescita, le piace?
«Non capisco molto la “filosofia Manga” ma ne doppio davvero tanti. Spesso mi trovo a doppiare personaggi che urlano, c’è molta azione ed è difficile tecnicamente. Mi divertono molto di più i prodotti legati alla cultura americana, Disney, Pixar. Adesso sto finendo di doppiare la seconda stagione di “Tutti pazzi per Re Julien” ed essere stati scelti dalla DreamWorks è stato un grande onore».
E con i videogiochi?
«Altra grande palestra perché si lavora solamente su file vocali, quindi io sento una voce in inglese, ho un direttore che mi spiega il contesto e a raffica sento la battuta e la devo fare cercando di riprodurre emozioni e sensazioni».
Che sensazione si prova a doppiare personaggi irreali, inanimati, come nel caso dei Manga e dei videogiochi?
«Per quanto riguarda il Manga la magia scatta quando tu riesci a dare un’anima al personaggio che stai interpretando così come per i videogiochi. Quando si è davanti al leggio si prova sempre a dare anima e anche corpo; ecco lì per me scatta la magia, sono concentrato a trasmettere qualcosa. Invece per i personaggi “umani”, il mestiere che amo fare di più, è molto più difficile perché l’attore ha avuto il tempo di metabolizzare il suo personaggio mentre l’unico strumento che ho io è la voce. Quindi il passaggio deve essere molto rapido e riuscirci in poco tempo è impegnativo, in poco dobbiamo convogliare dentro lo stomaco un sacco di emozioni che derivano da una persona che usa la voce e il fisico in un altro modo. Difficile ma bellissimo e mi permette anche di lavorare su mille sfaccettature di me stesso che non pensavo di avere».

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Lei ha lavorato e lavora anche in svariate serie televisive, è stato la voce di uno dei protagonisti di “Vikings”, serie di genere storico dove ha doppiato il prete Athelstan ovvero l’attore britannico George Blagden ed è ora impegnato in “Transparent”, serie americana che racconta la vita di una famiglia di Los Angeles e dove interpreta il figlio Joshua Pfefferman (Jay Duplass). Che rapporto ha con questi personaggi?
«Athelstan è stato un grande personaggio ed è stato molto bello lavorarci, anche se difficile perché in parte recitato in lingua vichinga e quindi c’era da capire se lasciarla o doppiarla. Io interpretavo un personaggio cattolico e, soprattutto nelle scene più intense, là dove lui si domandava quale fosse la sua fede, è stato un momento di riflessione anche su me stesso. Un bravissimo attore che ho avuto modo anche di conoscere, attraverso una persona che era in contatto con lui, e che mi ha mandato un messaggio ringraziandomi del doppiaggio. Per quanto riguarda Joshua è un personaggio che adoro, a cui sono molto affezionato anche per come vengono trattati temi importanti e non facili con poesia e delicatezza».
Nella sua vita professionale ci sono anche tanti film tra cui “Milk”, il grande successo di Gus Van Sant con protagonista Sean Penn in cui lei doppia l’attore Boyd Hoolbrook. Come è stato prendere parte ad un progetto del genere?
«Molto emozionante, quando mi chiamò Rodolfo Bianchi per propormi la parte ero felicissimo, Sean Penn è uno dei miei attori preferiti ed è stata un’esperienza unica. Un film che ha davvero una grande anima e quando sono andato in viaggio di nozze mi sono voluto fermare nel quartiere di San Francisco dove è stato girato perché questa per me è stata la prima grande esperienza nel cinema».
L’Italia è una delle nazioni nel mondo dove il doppiaggio è curato nei dettagli, che cosa la distingue dagli altri?
«Noi lavoriamo spesso su tracce estere e su una colonna internazionale con un approccio totalmente diverso da europei e statunitensi che sono prevalentemente speaker. Là non esiste che un attore faccia il doppiatore. Invece qui in Italia un doppiatore è anche un attore e viceversa».
E le nuove generazioni?
«Ecco loro sono diverse, hanno bisogno di una comunicazione molto diretta. Riuscire a seguire un film in lingua originale ti permette di capire maggiormente che cosa è stato fatto e per gli appassionati di cinema e serie tv è una priorità guardare e sentire la vera voce degli interpreti».
Ora è al lavoro per il cartone animato di Adriano Celentano, “Adrian”, cosa ci racconta di questa esperienza?
«In Adrian abbiamo lavorato solo “a nero”, sulla sua sceneggiatura, ovvero prima si creano le voci e dopo c’è l’animazione quindi non vedi nulla e devi usare l’immaginazione. Tecnicamente è molto difficile ma lavorare con Adriano è un’esperienza unica, lui è un mito, un genio, è davvero “rock” come direbbe lui; instancabile, attento alle sfumature, poi c’è sua moglie sempre al suo fianco, l’altra parte più importante, la sua metà. Sono davvero fantastici».
LA SCHEDA

Da Modena Radio City alla notte degli Oscar

Una carriera iniziata a Modena nel 2000 con l’approdo nelle radio modenesi, prima Modena Radio City poi Radio Stella e Radio Bruno. Nel 2002 Andreozzi decide di iscriversi al corso di doppiaggio presso l’Accademia Nazionale delle arti cinematografiche di Bologna a cui è seguito il corso di recitazione e doppiaggio presso il Centro Teatro Attivo di Milano nel 2004. Da lì in poi ha iniziato ad esercitare la professione di doppiatore. Ha preso parte a campagne pubblicitarie nazionali come Vodafone, Ikea e Decathlon e varie collaborazioni radiofoniche, tra cui Radio24 e Malvisi Network. Negli anni ha raggiunto traguardi importanti, prima con Sky, di cui è la voce ufficiale di Sky Cinema e doppia vari reality e programmi televisivi e svariate serie televisive, Vikings, Transparent, Cold Case, Law and Order e tante altre, sia internazionali che nazionali. Oltre a questo lavora anche nel mondo del cinema, dove ha preso parte al doppiaggio di molti film tra cui Spider 3, Milk, Non sposate le mie figlie, French Kissing ma anche d’animazione come Full Metal Alchemist - The Movie e Summer Wars. Dai film d’animazione ai cartoni animati e Manga, da Naruto ai Gormiti, Tutti pazzi per Re Julien, Le avventure di Chuk, Spider Rider fino ai videogiochi, tra i quali Star Wars e DmC Devil May Cry. Inoltre ha doppiato la cerimonia degli Oscar ed è stato la voce della cerimonia dei David di Donatello. A breve sentiremo la sua voce anche nel cartone animato di Adriano Celentano, “Adrian”.