Laura Mazzi «Il mestiere di attrice: una grande passione cominciata a Modena»
Laura Mazzi da 25 anni trasferita per lavoro a Roma ricorda come 15enne, allo Storchi, capì la sua vocazione per il teatro
MODENA. Da venticinque anni è romana d’adozione; ma Modena è rimasta sempre nel suo cuore. D’altra parte è proprio a Modena che è nata, Laura Mazzi, attrice, di recente al cinema con il film “Un bacio” diretto da Ivan Cotroneo dove ha vestito i panni della madre di Antonio, un giovane introverso che grazie all’amicizia e alla passione per lo sport, riesce a vincere il bullismo. L’attrice ha alle spalle una fortunata carriera cinematografica, tra gli altri anche accanto a Stefano Accordi in “Veloce come il vento”, ma anche televisiva, benchè il suo grande amore resti sempre il teatro. Altrettanto indelebile la passione per Modena, in particolare per gli odori, la tranquillità della città, il centro storico ed il luogo dove, poco più che 15enne, comprese cosa avrebbe fatto da grande: il teatro Storchi.
Laura, tutto è iniziato da Modena…
«Si, Modena rimane la mia città, anche se insieme alla mia famiglia vivo e lavoro in pianta stabile a Roma ormai da 25 anni. Però è stata proprio Modena a farmi capire cosa sarei diventata, in particolare il teatro Storchi perché è stato proprio lì che ho messo a fuoco quello che avrei voluto fare nella vita. Avevo 15 anni e mi portarono a vedere una rappresentazione pomeridiana; mi ricordo che rimasi letteralmente ipnotizzata e pensai: “Questa è la cosa più bella del mondo e da grande voglio fare questo lavoro”. E così, nella mia storia, umana e professionale, lo Storchi è diventato un luogo privilegiato che porterò sempre nel cuore».
Prima di intraprendere la strada della recitazione lei ha fatto esperienza anche nelle radio locali modenesi. Cosa ricorda di quel tempo?
«È esatto. Ero molto giovane e visto che avevo la passione per il teatro, desideravo ovviamente intervistare gli artisti che venivano con i loro spettacoli allo Storchi. Così facevo dei veri e propri appostamenti davanti al teatro in attesa di vederli uscire e di cercare di fermarli per far loro qualche domanda. In questo modo sono riuscita ad intervistare attori come Monica Vitti, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, tutte persone che per me erano inarrivabili, irraggiungibili. Ancora oggi, da qualche parte, conservo le interviste su cassetta; ero davvero contenta quando riuscivo a realizzare questi servizi. Contattavo queste persone famose al telefono con un tono molto professionale e succedeva regolarmente che poi, quando si trovano davanti questa ragazzina, perché allora avevo solo 17 anni, si lasciavano intenerire e non se la sentivano proprio di rifiutarmi l’intervista».
Modena dunque è la città dove conserva tanti ricordi, dove ha capito che avrebbe fatto l’attrice e dove ha mosso i primi passi verso la recitazione. Le manca molto?
«Io vivo a Roma da tanti anni ormai ma a Modena ho amici e parenti, quindi torno spesso. Roma è una città in cui il ritmo di vita è sempre elevatissimo, dove c’è molto caos. Quando torno a Modena sento gli odori, l’aria, la possibilità di camminare respirando, lentamente. E se torno in inverno e non c’è la nebbia quasi ci rimango male».
Quindi possiamo dire che Modena le manca e che sente la mancanza anche della nebbia?
«Assolutamente sì. A Roma c’è sempre bel tempo ma la nebbia modenese è come se ce l’avessi dentro, ti manca quando non la vedi per tanto tempo, sono modenese nell’anima».
Venendo al presente e al suo ultimo film dove lei fa la parte di una madre, come è riuscita a rapportarsi con i giovani protagonisti della pellicola?
«Non è stato sempre facile. Questo film credo sia molto importante, soprattutto per i ragazzi, per capire sempre più a fondo la società in cui viviamo. È stato fatto con grande semplicità e con il grande desiderio di arrivare soprattutto al pubblico più giovane; ma anche a quello degli adulti che è fatto anche dai genitori».
Il film parla di bullismo, quindi di un tema drammatico e molto attuale...
«C’è sempre bisogno di parlarne, di condividere queste problematiche soprattutto con gli adolescenti. L’adolescenza è un’età in cui si parla poco, almeno con gli adulti o con i genitori, dei proprio bisogni, dei propri disagi. Si tende a tenere tutto dentro e a soffrire terribilmente anche per un’emarginazione che si crea all’interno delle aule scolastiche, delle palestre, laddove, se non si aderisce a certi schemi, ci si sente diversi anche perché gli altri fanno sentire diversi. Questa enorme sofferenza è difficile da comunicare alle famiglie quindi i ragazzi se la tengono dentro. Come dice il film “Forse l’unica cosa che ti può salvare è l’amicizia”. Stare insieme alle persone con cui hai tratti in comune e con le quali puoi confrontarti anche sui e nei momenti difficili».
Nel film lei è la madre di Antonio, come è suo figlio e che rapporto avete?
«Sicuramente un ragazzo molto fragile; purtroppo ha perso un fratello, che sarebbe stato il primogenito, un fratello che invece era molto popolare all’interno della scuola che frequentava e che aveva tanti amici. Antonio, invece, è diverso, molto introverso. Ci sono scene molto belle dove Antonio parla con il fratello morto e in qualche modo si confronta con lui. In una di queste scene Antonio dice al fratello “A volte penso che anche per mamma e papà sarebbe stato meglio se fossi morto io”; quindi siamo ad un grado di sofferenza elevatissimo. Lui però ha un grande punto di forza che è lo sport. La squadra di basket in cui gioca, infatti, se non ci fosse lui sarebbe nei guai».
Una parte difficile la sua, anche perché lei nella realtà è madre. Come ha vissuto questo ruolo?
«Ho vissuto in prima persona le vicende familiari del film grazie anche alla grande sensibilità del regista e sceneggiatore che ha avuto molta cura nella preparazione di questo progetto ed ha aiutato, noi attori, ad entrare in contatto con i nostri personaggi».
Il cast era giovanissimo? Si è un po’ rivista in questi “colleghi” all’inizio della carriera?
«Si tantissimo, perché poi c’è una parte di me che è rimasta ragazzina. Quindi da un lato sentivo l’entusiasmo giovanile, quella voglia e quel desiderio di fare e di essere parte di un progetto che c’era nei loro occhi e che c’è anche nei miei. È stata una bellissima condivisione poi questi ragazzi sono davvero bravi, sono appassionati, una gran bella esperienza».
Da giovani attori a personaggi affermati come Stefano Accorsi, con cui ha lavorato in “Veloce come il vento” dove lei interpretava la parte di una preside. Come è stato lavorare in questo film che l’ha riportata in Emilia?
«Girare a Imola, con il rombo dei motori in sottofondo è stato per me come tornare indietro di anni e anni, quando a Imola ci andavo da ragazzina per vedere il Gp di F1 e tifare Ferrari ! Ho cercato di dare alla preside che interpretavo quel tocco di umanità che sempre si spera di trovare in situazioni difficili, complicate, dove persone che occupano un ruolo di potere fanno la differenza se riescono a vedere, oltre i regolamenti, le persone, le famiglie, le sensibilità di chi sta loro di fronte».
Teatro, cinema e televisione, dove si sente più a suo agio?
«Sicuramente il teatro è casa mia, io sono nata con il teatro, ho fatto l'Accademia nazionale di arte drammatica e la maggior parte della mia carriera è proprio nel teatro. Anche il cinema però è un ambiente divertente; credo che dovrebbe esserci, come accade in altri paesi, un mix naturale tra teatro e cinema. Invece qui in Italia ci sono delle categorie più marcate quindi il passaggio non è sempre scontato. L’importante comunque è e rimane la formazione, bisogna studiare, sempre e tanto».
Serena Fregni
DAI CLASSICI ALLA FICTION TIVù
Il diploma all’Accademia nel ’93. Poi una lunga carriera
Diplomata all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma nel 1993, Laura Mazzi debutta in quegli anni in teatro e lavora con diversi registi affermati tra cui Alessandro Fabrizi nello spettacolo “Studio per le onde di Virginia Woolf” ed il recente “Venere e Adone”, Luca Ronconi in “Questa sera si recita a soggetto” di Pirandello, Giancarlo Sepe, Marinella Anaclerio e Flavio Albanese, Nicola Russo in “Elettra, biografia di una persona comune”, Massimiliano Farau per lo spettacolo “La lettera dell’ultima risoluzione”, Piero Maccarinelli in “La Coscienza di Zeno” e Herin Brockhaus nell’opera di “Don Chisciotte”. Inoltre ha lavorato per lo spettacolo Judith Von Shamoa, produzione del Berliner Ensemble per la regia di J.Aufenanger. Una carriera teatrale che continua tuttora e che negli anni l’attrice modenese ha alternato con la televisione dove ha preso parte e recitato in parecchie serie televisive tra cui Distretto di Polizia, Medicina Generale, Caterina e le sue figlie, Crimini, Una donna per amico, Violetta con la regia di Antonio Frazzi, Il commissario De Luca, Donne Sbagliate. In uscita invece due serie televisive, “L’allieva” per la regia di Luca Ribuoli con Alessandra Mastronardi e “Sorelle” dove l’attrice sarà al fianco di Anna Valle in questa fiction diretta da Cinzia TH Torrini. Per quanto riguarda invece il cinema, ha lavorato al recente film “Un bacio”, diretto da Ivan Cotroneo, a seguire “Veloce come il vento” diretto da Matteo Rovere.