Via Giardini a Modena, 650mila euro per una ciclabile irregolare
In molti tratti l’ampiezza del tracciato è al di sotto dei limiti di legge Pericolosa e costosa la scelta dei materiali per delimitare le corsie
MODENA. È finita la ciclabile. E ancora prima che venga tirata a lustro per inaugurare - in grave ritardo, almeno sei mesi dopo gli annunci dei mesi scorsi - uno dei progetti peggio discussi degli ultimi anni, siamo andati a percorrerla al fianco della Fiab, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta di Modena. Con il suo presidente, Giorgio Castelli, abbiamo pedalato lungo via Giardini soffermandoci sui particolari di un progetto che lascia molti dubbi, troppi. A partire dal primo dettaglio certamente non trascurabile: la ciclabile, per gran parte del suo tracciato, è irregolare, soprattutto nei punti più pericolosi, ovvero gli attraversamenti e i passaggi dove si incrociano i doppi sensi di marcia.
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Il via al Gallo. E succede così proprio alla partenza del Gallo, sul lato destro di via Giardini in direzione Maranello. «La misura inderogabile è di due metri e mezzo per i due sensi di marcia - spiega Castelli - L’inderogabilità della legge deriva dall’ampiezza dei manubri e dallo spazio vitale per potersi incrociare, a maggior ragione negli incroci». E così non è, l’ampiezza del tratto ciclabile spesso non supera i due metri (misura minima in casi eccezionali e per brevi tratti), nessun cartello avverte dei restringimenti. Comincia così, col piede sbagliato, l’avventura di questa nuova ciclabile, costata ai contribuenti 650mila euro, per il 60 per cento finanziata dalla Regione Emilia Romagna.
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Gli ostacoli. All’altezza dei primi negozi - farmacia - le auto sono tutte sulla pista: «In una situazione così disegnata, per salvaguardare i posti auto, avremo sempre qualche furbo che cercherà di rimanere posteggiato anche solo per pochi minuti sulla ciclabile. E le biciclette inizieranno a fare lo slalom. Poi c’è il parchimetro - che serve i posti auto blu di Modena Parcheggi - piazzato in mezzo alla ciclabile: già la pista è stretta, ci manca solo che ci lascino anche degli ostacoli in mezzo giusto per rendere il transito ancora più difficile, Ci auguriamo che venga tolto».
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Lo spezzatino. «Primo problema - spiega Castelli - è lo spezzatino: uscendo dal centro si procede sul lato destro fino all'incrocio con via della Pace, poi si passa a sinistra procedendo in direzione Maranello. Già spezzare il percorso in due non è logico. Per due motivi: non si capisce perché non si è proceduto, con la stessa cifra, a disegnare due ciclabili, una per lato, che sarebbero state più strette e meno impattanti con la situazione stradale attuale. Poi perchè obbligare i ciclisti a passare da un lato all'altro della strada, dal momento che sul lato sinistro ci sono più negozi, più scuole, più luoghi di interesse. Nel tratto di via Della Pace si incrociano anche due piste ciclabili. Il primo problema è sicuramente la strettoia in corrispondenza dell’attraversamento, perchè lo spazio tra il palo semaforico, quello dell'illuminazione e le filette è stretto, meno della metà dei due metri e mezzo previsti. Anche qui si attraversa in due tempi diversi».
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Costi e scelte miopi. «Si può discutere sulle scelte politiche - continua Castelli - ma la sicurezza va garantita: questo è un errore progettuale grave. Risolvere l'incrocio con via Buonarroti in questo modo è fuorviante. Si obbligano pedoni e ciclisti a convivere in uno spazio strettissimo, meno di due metri, poi viene arretrato l’attraversamento rispetto alla via Giardini: l’automobilista trova prima l’attraversamento pedonale e ciclabile, ma se questo è lontano dall’incrocio la sicurezza si riduce. In più l’auto che deve dare la precedenza si ferma e non permette il regolare utilizzo della ciclabile. Tutto regolato con filette di marmo alte 15 centimetri: cosa succede a chi le urta con un pedale?». Ci penserà la prima nevicata con spazzaneve a farle saltare tutte. Punto e a capo, altri soldi per altri errori...
@dvdbderti
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