Gazzetta di Modena

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Il nuovo vescovo di Modena Don Erio Castellucci

Il vescovo Castellucci apre la Porta Santa di Fiorano tra ali di pellegrini

di Gabriele Farina
Il vescovo Castellucci apre la Porta Santa di Fiorano tra ali di pellegrini

Piazza stracolma per la processione e lo storico ingresso «Occorre ritrovare la pace nelle comunità e nelle famiglie»

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FIORANO. Un’apertura nel segno del cuore. Ieri don Erio Castellucci, arcivescovo di Modena e Nonantola,  ha dato inizio al Giubileo della Misericordia a Fiorano. Alle 15.43 il vescovo di Modena ha attraversato simbolicamente la Porta Santa, l’ingresso principale del santuario della Beata Vergine del Castello. Proprio alla Madonna s’è appellato il successore di Antonio Lanfranchi per avere davvero un 2016 di pace.

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«L’anno nuovo inizia da quasi cinquanta anni con la Giornata della pace», ha esordito don Erio nell’omelia. Un’intenzione che molto spesso rimane tale per i conflitti aperti, gli atti terroristici, le ingiustizie nel quotidiano. È così che la pace sparisce nei vari livelli del quotidiano, dalla comunità alle famiglie, «che spesso soffrono nello stare fianco a fianco. Non c’è da meravigliarsi se invochiamo così spesso la pace». Come si può fare per ottenerla? Bisogna smetterla di cercarla all’esterno, ma cambiare qualche meccanismo all’interno dell’uomo. «La radice di tutti i conflitti - ha ripreso don Erio - non è “fuori”, ma “dentro” di noi. Tutto parte dal cuore».

Perciò serve un cambiamento profondo. «Dire “lasciatemi in pace” - ha spiegato il vescovo, criticando l’indifferenza - non vuol dire cercare la pace. Gesù dice che è venuto a portare la spada. Papa Francesco nel suo messaggio ha detto che Dio non è indifferente; gli importa dell’umanità e non l’abbandona». A questo punto nasce la domanda: come si può dare un contributo? «Il Signore lo ha indicato - ha risposto don Erio - con la scelta di nascere bambino. Il santuario rappresenta Maria che tiene in braccio Gesù. Davanti c’è un soldato, il simbolo stesso della guerra, inginocchiato».

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Non sempre accade così e la storia lo insegna. Tuttavia, l’esempio deriva direttamente dall’Alto. «Dio ha voluto conquistarci con l’umiltà - ha proseguito il vescovo, “smontando” le tradizionali condizioni di pace dopo i conflitti - indicandoci la strada della pace con un bambino in braccio alla madre». La violenza non può quindi essere un rimedio. «Anche quando crea stabilità - ha ripreso don Erio - genera ingiustizie e nuove violenze. Per questo il soldato s’inginocchia davanti alla Madonna e al Bambino».

È quindi indispensabile compiere simbolicamente questo gesto, rinunciando alla caccia del potere, all’indifferenza e a ciò «che chiude la porta del cuore». Di “pace economica” ha discusso, invece, il sindaco di Fiorano. «Vorrei nel 2016 non dover più ricevere cittadini che chiedono di parlare con me dopo essere stati dagli assistenti sociali - ha detto Francesco Tosi - perché si trovano magari senza lavoro. Spero che quest’anno tutti lo possano avere». La cerimonia religiosa è stata preceduta da una processione, partita dalla statua del santo Giovanni Paolo II. Oltre duecento persone hanno preso parte alla marcia verso il santuario, ricolmo di fedeli.