Omicidio Gombia, l’assassino potrebbe colpire di nuovo
Il delitto della 75enne brutalmente uccisa: ora nuove tecnologie 3D e interrogatori da parte degli psicologi del Rac. L’appello dei Cc: «Chi sa parli»
VIGNOLA. Delitto di Anna Gombia, la pensionata 75enne brutalmente uccisa lungo i percorso natura, vicino agli orti per anziani. Un delitto per il quale non c’è ancora nè un motivo, un movente, nè un colpevole. Le indagini non sono mai state chiuse, il caso è tuttora aperto, e non c’è nessun indagato.
Sollecitati dai vertici modenese dei carabinieri che più che mai, nonostante siano passati tre anni dal delitto, sono decisi a non mollare assolutamente il caso, ecco che sono entrati in scena i super esperti dei Rac, Reparto analisi criminologiche.
Si tratta di un ramo dei Racis che si occupa, procedendo e affiancandosi al lavoro classico della Scientifica, ricerca elementi di connessione con altri fatti delittuosi, tracciano profili, rielaborano con nuove tecnologie la scena del crimine e soprattutto, danno nuove chiavi di lettura agli investigatori oltre che una “mappa” più accurata del delitto. Non per niente fanno parte di queste squadre criminologi, psicologi, psichiatri, informatici ed esperti di analisi criminale. Perchè loro? Quali imput daranno alle indagini? Cosa accadrà ora?
Innanzitutto verrà rivista la scena del delitto partendo anche cha una ricostruzione tridimensionale dei luoghi. In questo scenario potranno essere evidenziati nuovi punti di vista, nuove piste dove opportunamente collocare sospettati oppure nuovi personaggi che potrebbero finire al centro delle indagini affidate ai Cc dal pm Imperato dela procura di Modena. Un quadro diverso da cui trovare spunti, dunque. Anche perchè, di spunti nuovi, da tre anni a questa parte, in questo misterioso delitto, ne sono emersi davvero ben pochi. I Rac, che l’alto giorno erano a Savignano, non hanno preso conoscenza soltanto del luogo del delitto e di tutto il materiale creato dai colleghi modenesi sul caso: dopo il primo approccio tecnologico inizieranno ad applicare anche i loro metodi investigativi sui vari protagonisti del caso. Anzi, hanno già iniziato: sono state ascoltate le due persone che quella mattina del 29 giugno diedero l’allarme ai carabinieri segnalando il cadavere di Anna Gombia.
Si riparte dunque partendo dai vecchi “protagonisti” da ascoltare con nuove tecniche di interrogatorio, con un approccio differente. E sarà pertanto la volta di quella persona sospettata dagli inquirenti, un uomo a lungo interrogato, la cui abitazione venne perquisita. Si arrivò anche al test del Dna, ma l’esame diede esito negativo. In ogni caso resta una considerazione da cui parte un forte appello dei carabinieri alla cittadinanza: chi ha ucciso la 75enne ha usato una violenza e una brutalità che non può essere immotivata, che nasce quasi sempre da un motivo, da un qualcosa che genera la rabbia, l’impulso che poi porta ad uccidere. Un impulso omicida che si è sfogato, è esploso una volta e che è assai probabile che possa riesplodere di nuovo. L’assassino pertanto può colpire ancora.
E gli inquirenti sono pronti a scommettere (supportati da esperienze e conoscenze specifiche in materia)che in tre anni può essersi tradito, può aver lasciato tracce o compiuto qualche atto di cui gli inquirenti non sono a conoscenza. L’appello nasce proprio da questa convinzione. Pertanto, chi ha qualche elemento, chi sa qualcosa, chi ha notato particolari, chi ha sospetti, lo racconti, lo riferisca ai carabinieri, per il bene anche di tuta la comunità.