Gazzetta di Modena

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Sfugge all’Isis ed è salvata all’Hesperia di Modena

Sfugge all’Isis ed è salvata all’Hesperia di Modena

La storia di Leen, bimba di un anno curdo-irachena, arrivata a Modena in fin di vita dopo un’odissea salvata nella clinica modenese dall'equipe guidata dai dottori Guglielmo Stefanelli e Marco Meli

13 giugno 2015
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MODENA. Il cuore, le mani e le conoscenze mediche del personale dell'Hesperia hanno salvato nei giorni scorsi la vita della piccola Leen, bimba di un anno curdo-irachena che oggi lascia l'ospedale con i propri genitori alla volta della Germania.

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"DOBBIAMO RINGRAZIARE TUTTI". «Ringraziamo davvero tutti - spiegano i giovani genitori mentre la bambina gioca e ride in braccio alla mamma - perché ci avete salvato e ora andiamo in Germania perché non vogliamo più tornare in Iraq dove c'è la guerra». La storia è a lieto fine, ma un mese fa è partita in modo drammatico perché Leen, che soffre della sindrome di down, arrivò in città in fin di vita, a causa di una grave patologia cardiaca, insieme ai giovani genitori che scappavano da Mosul dove nel frattempo erano arrivati i tagliagole dell'Isis che non lasciano scampo. Padre, madre e la piccola non scappavano "solo" per salvare la pelle, ma anche perché Leen doveva essere immediatamente operata: era sottopeso e soprattutto soffriva di una gravissima patologia.

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"A MODENA ABBIAMO POTUTO SALVARE NOSTRA FIGLIA". Ma in Italia, a Modena, ha incontrato i suoi angeli custodi sotto le spoglie del personale dell'Hesperia e dei medici Guglielmo Stefanelli, cardiologo della struttura e Marco Meli responsabile della rianimazione. «L'operazione di un mese fa - dicono i due medici dell'Hesperia - è durata 4 o 5 ore, era impegnativa, ma si è svolta nel migliore dei modi. La paziente oggi sta bene tanto che può affrontare il viaggio fino in Germania, anzi è particolarmente attiva come lo sanno essere solo i bambini down. Ricordo che abbiamo dovuto limitare il suo appetito perché vorrebbe sempre mangiare, anche questo è normale per loro». Ben diversa la situazione quando Leen è arrivata in Italia: «Era davvero al limite - continuano Meli e Stefanelli - perché quando è giunta qui la bimba era cianotica, non respirava e pesava solo cinque chili perché mangiava solo un po' di latte dalla mamma. Di solito i piccoli pazienti con questa disfunzione vanno operati subito, entro i sei mesi di vita, altrimenti non arrivano a due anni. Siamo da tempo in contatto con un collega medico di Erbil nel Kurdistan iracheno che ci segnalò il caso, complicato perché i genitori subito dopo scapparono lasciando tutti i loro averi a causa dell'arrivo dell'Isis«.

"IL VIAGGIO DALL'IRAK IN GUERRA ALL'ITALIA" . Il trio di iracheni - ma la famiglia ha altri tre bambini che sono rimasti in Oriente con una famigliare - hanno compiuto un vero e proprio viaggio della speranza, da Mosul al confine con la Turchia (dove sono rimasti gli altri tre bambini) fino a Istanbul e poi in aereo fino a Bologna. «Per fortuna - spiegano i due medici modenesi - questo caso si è concluso positivamente e abbiamo salvato una giovane di vita, ma resta tanto da fare perché la nostra struttura ad esempio può salvare altre persone. L'Hesperia, tenendo conto che nel caso in questione le spese si possono quantificare in 8mila euro visto che siamo stati tutti volontari ma ci sono costi fissi da sostenere, può salvare per fini umanitari tre persone l'anno. Ma potremmo arrivare a cinquanta se solo le aziende e le istituzioni della città ci dessero una mano. Come? Potremmo creare dei progetti con finanziamenti ad hoc rivolti esattamente al paziente da salvare, non a una causa generica pure meritevole: tutti così potrebbero controllare direttamente a cosa servono le donazioni. Occorre anche limitare al minimo la burocrazia italiana perché altrimenti rischiamo di perdere pazienti su cui bisogna intervenire tempestivamente».

Allora forza: pur in tempi di crisi sotto la Ghirlandina ci sono tutte le possibilità di fare del bene, visto che poi, come si è visto ieri nella camera di Leen, anche medici con centinaia di operazioni alle spalle si commuovono quando salvano una vita.

Stefano Luppi