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Gibellini: «L’università apra davvero alle aziende»

Gibellini: «L’università apra davvero alle aziende»

Da un garage al Windosr Park è nato un colosso che fornisce le case produttrici di veicoli pesanti: «Laboratori e ricerca sono l’unico spiraglio per crescere»

16 dicembre 2014
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Riuscirà il Tecnopolo a dare quello slancio sperato all’economia locale, mettendo a disposizione delle aziende del territorio i saperi e conoscenze della ricerca?

Gli imprenditori ci sperano, e tra quelli che sabato mattina hanno assistito al taglio del nastro di laboratori e strutture c’era anche Renzo Gibellini della Reflex & Allen, uno che la ricerca se l’è finanziata da solo, partendo da un garage al Windsor Park nel 1988 per poi arrivare ad essere oggi una delle aziende leader nel mondo nella componentistica per veicoli pesanti, dalla segnaletica ai tubi idraulici, un impero da 900 dipendenti sparso nel mondo con cento milioni di euro di fatturato. Pensare che lo stabilimento è a Guiglia sembra incredibile. Non per Gibellini: «Chi mi dice che bisogna stare lungo la tangenziale tra Modena e Bologna per fare innovazione sbaglia. La differenza la fanno le idee, le persone, lo sviluppo, indipendentemente da dove sei. L’unica variabile del luogo è la burocrazia».

Lei, però, in Italia ha scelto di starci.

«Ha vinto la passione e la voglia di fare bene nel proprio Paese. Sono modenese doc e qui voglio stare anche se quando abbiamo aperto l’azienda in Galles abbiamo fatto in tempi brevissimi ciò che in Italia è impensabile. Ma è in questo momento che gli imprenditori devono saper scegliere: così raddoppieremo lo stabilimento di Guiglia, assumeremo e la strategia tornerà ad abitare qui, con laboratori e ricerca».

Appunto: e il Tecnopolo che ruolo avrà?

«Il nostro territorio ha un vantaggio che spesso ci dimentichiamo: noi lavoriamo in modo eccellente ma spesso ce lo dimentichiamo. I professori universitari, però, devono giocare il loro ruolo: cerchino aziende per investire, propongano progetti, coinvolgano le aziende. Noi in provincia di Modena siamo dei perfetti sconosciuti».

Merito dell’export?

«Certo, ma l’export non è una licenza che uno ottiene. Tutti possono esportare. Quando mi sento dire “beato te che esporti” rispondo “beato te che riesci a mantenerti competitivo”. Questa è la differenza e il Tecnopolo deve aiutare le imprese a fare questo: a rimanere competitiv. Ormai il periodo di vantaggio quando lanci un nuovo prodotto si è assottigliato a tal punto che nemmeno te ne accorgi. Devi sempre cercare ciò che ti farà crescere».

E all’università cosa si sente di dire?

«Di sfornare cervelli, non disoccupati. Abbiamo fame di ingegneri, informatici, meccanici, ma anche di una scuola tecnica che sappia formare i giovani. Sono loro che dovranno far crescere i nostri stabilimenti».

Davide Berti

@dvdberti

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