Vecchioni: «Indecifrabile l’universo femminile»
«Ho cercato di capirlo e raccontarlo, ma restano un mistero inarrivabile» E confessa: «Modena è legata a tutti i momenti di svolta della mia carriera»
Roberto Vecchioni è il grande ospite del “29 Settembre” in piazza Grande per la serata dedicata al beat.
Ma come è stata l'era beat del cantautore milanese?
«Mi sono divertito moltissimo – sottolinea Vecchioni - Io ero un mezzo intellettuale, di quelli che fanno sempre le cose serie almeno nelle canzoni, ma in realtà mi divertivo come un matto con la musica anche più semplice, scattante, rapida. Sono stato innamorato del rock fin dall'inizio. Avevo e ho ancora un forte spirito inclinato al divertimento, al ballo, alla musica. Il beat italiano è stato particolare perché è iniziato sull'onda della scia americana e in parte inglese, ed è stato per tutti gli anni '60 un po' una scopiazzatura. Sono proliferati gruppi, alcuni sono rimasti e sono diventati sempre più importanti, altri invece sono spariti come nuvole. Io ho scritto diverse canzoni per gruppi beat come gli Homo Sapiens, i Nuovi Angeli e altri. Allora ero un paroliere molto commerciale. Il beat è servito moltissimo a far respirare le coscienze».
Il tema di quest'anno sono le donne. Da sempre lei ha dedicato canzoni alle donne. «Ho sempre cantato le donne, la loro trasformazione, ma soprattutto il loro mistero. Non si riesce a capire da che parte iniziare a decifrarle. E' un mistero che ci fa meravigliosa la vita e rende più forte il nostro amore».
Vecchioni e Modena?
«Modena ha sempre tenuto a battesimo la mia vita artistica. Tutti i concerti che facevo nei primi anni '70 sono stati a Modena e dintorni in locali come il Caravel, Il Picchio Rosso, il Picchio Verde. Tutti i cantautori esordivano in Emilia. Modena mi piace per la mentalità, per il modo di essere. Io sono emiliano di adozione ed ho ancora tanti amici da quelle parti, anche se tra Modena e Bologna è sempre un derby. Vi è la capacità di non buttarsi mai giù».
A Pescara ha sperimentato la formula intervista-concerto. E' la nuova strada per capire di più l'opera di un cantautore?
«E' importante perché fa capire che una canzone non è casuale. La canzone è un punto sulla strada, è un chilometro importante della tua strada, e viene dalla vita. Tutto quello che io vivo, anche un po' romanzato, diventa canzone perché é un diario. Allora bisogna tentare di dire come nascono le canzoni anche perché tu le fai ma poi appartengono agli altri».
Prof, ma lei insegna ancora?
«Insegno Forme di poesia in musica all'università di Pavia. Tento di spiegare ai ragazzi tutto quello che è stato scritto nelle canzoni dall'antichità ad oggi". Quali sono le tre parole che non si dovrebbero dimenticare mai? "Credo che tutti quanti pensiamo alle stesse cose. Io credo che libertà e amore siano fondamentali ma mettiamoci dentro anche la salute».