La seconda rivoluzione della ceramica
Dopo quella delle inkjet, ora si va alla smaltatura digitale: la tecnologia e la materia prima sono in fase di messa a punto
Milleottocento prenotazioni per un convegno, arrivato al sesto anno e che normalmente, con successo già superiore a ogni altro convegno, ne raccoglieva circa seicento, danno l'idea che forse ieri a Tecnargilla, Rimini, si è scritto un passaggio importante nel futuro della ceramica.
La novità sta tutta in una sola parola che in questa edizione si è aggiunta al titolo del Meeting sulle tecnologie di decorazione digitale. Ed è “smaltatura”. Finora si è parlato e lavorato sulle stampanti inkjet che applicano inchiostro sulla superficie della piastrella. Ed è già stata una rivoluzione, che ha reso infinitamente più semplice la riproduzione grafica, la produzione in lotti piccoli, ha fatto risparmiare e offerto nuove potenzialità estetiche. Mancava ancora una cosa, la struttura, o materia. Perché gli inchiostri decorano superficialmente la piastrella già formata, gli smalti invece sono quelli che le danno spessore, venature, rilievi. Si trattava di far sparare a testine di stampa a getto di inchiostro non più 15, 20 grammi a metro quadrato, ma 300, 400, fino a un chilo. E di trovare una materia in grado di essere sparata attraverso queste testine. Il dado è tratto, la tecnologia c'è e il convegno di ieri l'ha definitivamente stabilito.
Erano presenti tutti i maggiori produttori di decoratrici digitali e di smalti e colori e tutti sono ormai in fase avanzata di questa ricerca, con impianti già funzionanti, sebbene a livello di prototipo o prime installazioni. Segno quindi che, hanno ammesso i produttori, “la strada da fare è ancora tanta”. Ma cosa succederà è già chiaro e lo è stato fin dalla prima relazione, di Franco Stefani, sul sistema digitale System, chiamato “Diversa”. Non diversa dagli altri, la differenza sta nel modo in cui la ceramica verrà prodotta d'ora in poi. Fra pochissimi anni. Dal punto di vista visivo, logistico e organizzativo, dove prima in stabilimento c'era una linea di decorazione di circa 120-140 metri di lunghezza, con macchine serigrafiche e smaltatrici in serie per le varie applicazioni, ci sarà una linea da circa 25 metri, con tre o cinque macchine, secondo la versione e il produttore, in grado di realizzare fino a 64 applicazioni diverse: una smaltatrice digitale per applicare la struttura, una decoratrice inkjet con otto o più barre colore per completare il disegno, eventualmente altre due macchine analoghe per altri colori e moltiplicazione degli effetti, un ultimo impianto per altre lavorazioni a secco (graniglie, ma anche lappatura, satinatura).
Non si può neanche più parlare di smalti, hanno spiegato i relatori, perché si tratta di materia nuova. Non più a base oleosa o solvente, ma colori a base d'acqua, con granulometrie elevate che consentono il miglior risultato nella colorazione e anche nella vivacità del colore, un altro dei problemi da risolvere nella decorazione digitale. Gli smalti ad acqua fino a pochi anni fa erano una chimera, un rebus finalmente risolto.