Radioterapia ancora ferma falda acquifera nel mirino
Si pensa che l’infiltrazione possa essere stata causata da una sorgente esterna Messi in sicurezza i cavi ma la riapertura si allontana: serviranno circa 2 mesi
Bisognerà aspettare molte settimane prima che il reparto di Radioterapia dell’ospedale Ramazzini torni ad accogliere i malati. La quantificazione del tempo necessario per riportare la situazione alla normalità non è facile. Anche l'Ausl, indirettamente, lo ammette e infatti all'esterno della struttura ha tolto il primo avviso diretto ai malati in cui si diceva che entro il 19 settembre tutto sarebbe tornato alla normalità, e lo ha sostituito con un altro in cui si legge che “il servizio di Radioterapia resterà chiuso fino a data da destinarsi”. Ma cosa sta succedendo nell'impianto inaugurato di recente e nel quale sono stati investiti anche tantissimi soldi frutto del lavoro di volontari oltre a donazioni di cittadini?
Secondo quanto appreso nemmeno l'azienda sanitaria sa ancora esattamente cosa è accaduto, cosa abbia provocato le infiltrazioni d'acqua. L'ipotesi più accreditata al momento resta quella delle infiltrazioni dovute all'innalzarsi della falda acquifera, complici le intense piogge che hanno rovinato la nostra estate. Non a caso abbiamo potuto vedere direttamente che nel corridoio seminterrato esterno, accessibile a tutti (il cancello è aperto), vi è un'ampia pozzanghera e una zona chiaramente impregnata d'umidità. Questo contrasta con il piano sopra in cui l’area è perfettamente asciutta. Ma non si può nemmeno escludere che si sia trattato di un guasto interno all’impianto. Per sciogliere ogni dubbio bisognerà attendere le prossime settimane in cui saranno approfondite le indagini. Ma l’impegno dell’Ausl a questo punto è che l’impianto di radioterapia sia messo al riparo da altri eventi simili: nelle intenzioni, insomma, il servizio del Ramazzini non dovrà mai più subire interruzioni per infiltrazioni d’acqua. Al momento sia i cablaggi che altri componenti sono già stati messi in sicurezza, ma pare resti molto da fare. C’è chi sostiene che serviranno almeno un altro paio di mesi di lavoro, ma c’è anche chi è più ottimista e ritiene che in 45 giorni Radioterapia riprenderà a pieno ritmo. «L’azienda sta lavorando al meglio per ripristinare il servizio - spiega il primario, il dott. Filippo Bertoni - e per evitare che si verifichino altre simili interruzioni. Voglio anche ricordare che i malati che erano in cura al Ramazzini possono attualmente contare su un efficiente servizio di navette che di fatto riduce notevolmente i disagi».
Il reparto, lo ricordiamo, è costato 5,5 milioni di euro ed è stato finanziato, tra gli altri, dalla Fondazione Cassa di Risparmio Carpi, dall'associazione malati Oncologici di Carpi (Amo), e da tanti privati donatori. Tra i malati di tumore circa il 60 per cento ha bisogno di terapie radiologiche.