Gazzetta di Modena

Modena

Un ritorno al passato nel Museo della Comunità

Un ritorno al passato nel Museo della Comunità

Inaugurato a Montecreto, è frutto del contributo storico fotografico dei cittadini Due sezioni dedicate al periodo della guerra e della rinascita economica

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MONTECRETO. Tanta gente, appassionati di storia locale e chi le vicende racchiuse nelle sale espositive le ha vissute in prima persona o le ha sentite raccontare da parenti e amici. Di fronte a una platea tanto variegata quanto orgogliosa del proprio passato, è stato inaugurato ieri mattina il Museo della Comunità, ricavato nei seminterrati del municipio, elevati dopo anni di sapiente restauro, dal mortificante ruolo di deposito di attrezzi e materiali, a custodi della storia, minuta ma ricca di episodi, del piccolo paese. Sono due le sezioni ora visitabili, allestite con passione dal curatore Carlo Beneventi. Uno che comprende il periodo nel quale il Frignano fu interessato dai combattimenti della Seconda Guerra Mondiale, quando la Linea Gotica correva sul crinale appenninico e l'altro riguardante il dopoguerra, con una sala dedicata all'esperienza del centro di addestramento professionale “Vinci”, che, sulla spinta dell'allora parroco don Antonino Cenacchi, contribuì alla crescita di tanti giovani della montagna che frequentarono i corsi di avviamento ai mestieri artigianali. Tante anche le personalità, che hanno compreso l'importanza dell'avvenimento. Oltre al sindaco di Montecreto, Leandro Bonucchi, che ha fatto da padrone di casa, c'erano il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, il principale finanzatore del progetto, Andrea Landi, con i consiglieri d'amministrazione Stefania Cargioli e Remo Mezzetti; il presidente dell'Unione dei Comuni del Frignano Romano Canovi e il vicepresidente Marco Bonucchi; il presidente dell'ente parchi e aree protette delle province di Modena e Reggio Giovanni Battista Pasini e Mara Bernardini, presidente della Fondazione Museo casa Enzo Ferrari. Da tutti il compiacimento per un'opera che dà prestigio a tutto il sistema culturale del Frignano e la certezza che solo con il lavoro comune, fuori da anacronistiche logiche di campanile, si otterranno risultati positivi nel rilancio della montagna modenese.