Mamma mia, due renziani...
Le primarie Pd per la Regione sono diventate un caso politico nazionale, quando invece dovevano e potevano essere solo (ed è tutt’altro che poco) attraverso cui iniziare a...
di ENRICO GRAZIOLI
Le primarie Pd per la Regione sono diventate un caso politico nazionale, quando invece dovevano e potevano essere solo (ed è tutt’altro che poco) attraverso cui iniziare a scrivere in pubblico l’aggiornamento del modello politico emiliano, tramontato il sole sul regno di Errani. Quando cesserà lo stupore perché, mamma mia,due renziani si affrontano (come se oggi nel partito qualcuno “non renziano” potesse ambire a qualcosa) forse si comincerà a ragionare intorno ad analisi e programmi, idee e metodi di governo confrontabili e possibilmente da portare a sintesi. Forse. Perché l’abitudine al rito ortodosso degli organismi di partito in grado di tutto comprendere e decidere rimane molto forte in questa Emilia, che invece proprio dalla buona pratica politica avrebbe dovuto dare ancora una volta il suo esempio di innovazione e di coraggio. E il rischio che la disputa si fermi al nominalismo, al conteggio delle truppe, alla contrapposizione di piccoli o medi potentati locali, al riaccasarsi di chi ha un curriculum e chi ancora ne deve scrivere uno, c’è ed è fortissimo: ma il gioco interessa giusto chi non riesce pur nel 2014 a respirare un’aria di versa di quella che fin da piccolo ha annusato nelle stanze oggi anche qui un po’ vuote delle sezioni, dei circoli, neppure quelle delle Feste dell’Unità, perché già lì si può incontrare qualcuno che ragiona con la testa da cittadino e non da funzionario o aspirante tale. Se Bonaccini e Richetti, come quant’altri, hanno in mente un governo dell’Emilia diverso non è un dramma, è una risorsa. In gioco ci sarà anche un pezzo del loro destino politico personale, nessuno si scandalizza per ambizioni, paure e speranze coltivate ognuno come meglio sa e può. Ma ad interessare gli emiliani è il destino dell’Emilia, del suo tessuto socio economico, della sua esperienza di benessere più condiviso che altrove. A partire, ad esempio, dal ruolo che i vari territori possono esercitare all’interno della regione, dei rapporti che si possono instaurare tra di loro. Non è un caso che Bologna lamenti molto l’assenza di un candidato vicino al capoluogo... Vedremo se il fatto che i due contendenti principali sono modenesi saprà contare qualcosa, anche per Modena.