Promesse, giochi di potere e retroscena di casa Pd
Daniele Manca era il nome di Errani e Bersani, utile a Renzi per garantire al partito meno frizioni a Roma. E a Bologna rispuntano le “spese pazze”
Proviamo a mettere in fila tutto quello che è stato il dietro le quinte fino a poche ore fa, giocatosi molto spesso più a Roma che a Bologna, men che meno a Modena.
Il candidato gradito era Daniele Manca. Vasco Errani lo aveva indicato da mesi e anche dopo l’uscita di scena per la vicenda Terremerse l’influenza dell’ex governatore si è sentita al punto che anche Pierluigi Bersani aveva lasciato intendere che quello sarebbe stato il nome giusto.
Renzi prende nota, prova a fare sintesi sapendo che Stefano Bonaccini, implicato direttamente nella partita per la successione, sarebbe stato visto con sospetto. Renzi e Richetti si vedono poco prima di Ferragosto e il premier mette buono quello che era stato il suo primo braccio destro. In ballo c’era anche un posto al Governo dopo il rimpasto previsto per le prossime settimane. Stefano Bonaccini, per il quale sarebbe stato pronto a Roma il ruolo di responsabile dell’organizzazione nazionale del Pd, sonda il gradimento di Manca. E le risposte che arrivano non solo quelle che il pd si aspettava. Lì iniziano i veri problemi. Prima di quei momenti solo gossip, ora invece si capisce che il futuro dell’Emilia Romagna, sponda Pd, non sarebbe stato così chiaro.
Manca avrebbe resistito solo in caso di candidatura unitaria, senza passare dalle primarie. E invece i candidati si moltiplicano e la mediazione fallisce: c’è Balzani, c’è Bianchi, c’è la Costi.
Senza Richetti sarebbe andato Manca, l’uscita di Richetti ribalta il tavolo. Le primarie si devono fare: è Richetti che lo dice a Renzi in una telefonata -come ribadito anche ieri dal sito dell’Huffington Post - e il premier ne prende atto. Il tavolo, appunto, si ribalta e lo scacchiere che c’era sopra si rovescia: Bonaccini deve entrare in campo e in base a come andranno le primarie si vedrà anche come saranno portati avanti certi accordi nazionali all’interno dello stesso Pd, Italicum e riforma costituzionale alla Camera sono dietro l’angolo.
Non è un mistero che la candidatura di Manca sarebbe stata più gradita agli amministratori, così come è altrettanto chiaro che Bonaccini più di Richetti sa di dover giocare anche la doppia partita della segreteria regionale, in filiera con i bolognesi De Maria e Donini per vedere chi comanderà in via Rivani. Amministratori che, comunque, staranno per la maggior parte con lui. È un braccio di ferro del potere tutto interno al Pd che fino ad oggi ha pensato a come affossare il candidato di turno.
Anche a Modena. Chissà come faranno a sostenere Bonaccini tutti quelli che non si sono nascosti dopo il gran rifiuto nella partita del sindaco: «È meglio che stia lontano da Modena per un bel po’». Erano urla dalla finestra e non voci nei corridoi. Cosa diranno in campagna elettorale?
Intanto c’è attesa per quello che sarà il primo confronto tra i candidati, previsto per il 12 settembre a Bologna alla Festa nazionale: da vedere se ci saranno anche Palma Costi, Patrizio Bianchi, Roberto Balzani e Matteo Riva o se vinceranno le alleanze. E sempre da Bologna cominciano già a soffiare sul fuoco, ricordando come la politica emiliana stia anche aspettando il seguito della vicenda “spese pazze” in Regione. E anche questo sarebbe un problema.
Davide Berti