Bersani: «Manca presidente? Nessun patto»
L’ex-segretario smentisce le voci di accordi con Renzi. E c’è chi ancora aspetta Bonaccini o Richetti
«Vedo che si continua a parlare, nonostante le reiterate smentite, di un “patto”, per di più “segreto”, a cui avrei partecipato a proposito della candidatura a Presidente dell'Emilia-Romagna. Questo non è accettabile. Non esiste, lo ripeto ancora, nessun patto e non esiste nessun segreto». Così Pier Luigi Bersani torna a smentire il presunto patto tra bersaniani e renziani, secondo cui i primi, avrebbero ottenuto la candidatura del sindaco di Imola Daniele Manca in cambio dell'appoggio alle riforme del Governo.
«So di non avere titolo alcuno per decidere alcunchè in questa materia. Penso invece di avere qualche titolo per esprimere un parere o dare un consiglio, se me li si chiede.
Tutto qui. Quanto alle decisioni da prendere il Pd dell'Emilia-Romagna e Renzi faranno certamente per il meglio e non senza la mia solidarietà» conclude Bersani.
Una presa di posizione che ben testimonia il livello di tensione che si sta alzando in casa del Partito Democratico mano a mano che si avvicina al momento delle decisioni e delle scelte su candidature e appoggi per la presidenza della Regione. E l’attesa per queste candidature sta paralizzando anche le mosse a livello locale dove in tanti dentro il partito dicono che le primarie non le vuole nessuno, ma se vai ad ascoltare la base, gli iscritti tutti ritengono che il passaggio tra gli iscritti per scegliere chi dovrà guidare la regione e selezionare anche chi dovrà candidarsi al consiglio per rappresentare i cittadini sarebbe doveroso. In scia sembra posizionarsi, ad esempio, il primo candidato ufficiale alla presidenza Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì «La dignità dell'Emilia-Romagna esige responsabilità e autod terminazione. Chi la governerà non dovrebbe essere il frutto di accordi di vertice, di rinunce in cambio di promozioni sul campo, di pretese 'unita prodotte artificialmente da caminetti di influenti poteri economici», ha scritto ieri su Facebook Balzani proprio a proposito dei presunti patti tra i vertici del partito. Secondo l'ex sindaco, chi governerà la Regione «dovrebbe, semplicemente, esprimere una politica, cioè dire ciò che intende fare per i suoi oltre 4 milioni di cittadini - continua - A me pare che il dibattito, fin ad ora, sia stato di tipo oligarchico, cioè limitato alla sfera degli “aristocratici” che costituiscono l'èlite dei “pretendenti a trono”: ci sono il Duca di Orleans, il principino di Borbone, il Duca di Chambord...
Tutti titolatissimi e appoggiatissimi, che competono perché figli del sistema (tocca a me: ho i quattro quarti di nobiltà del partito! - pare dicano così, nelle segrete stanze delle Tuileries). A me piacerebbe rappresentare l'altra parte - conclude Balzani - i Robespierre e i Danton, senza la loro violenza, ma, per contro, con un tocco di ironia. Impossibile? Forse. Si finisce male? Forse. Ma perché fare politica, altrimenti?». E tra i renziani queste voci di patti per evitare le primarie non suscitano entusiamo. Anzi. «Non posso credere che il leader per il quale ci siano battuti nel nome del cambiamento venga in Emilia-romagna a imporci un candidato dall'alto senza fare le primarie - sfoga il malessere Giuseppe Pagani, consigliere regionale del pd - non sarebbe rispetto degli emiliano-romagnoli, che sono in grado di scegliere i propri candidati e governanti». E ancora: «Mi preoccupa questo chinare il capo a una soluzione che verrebbe imposta da Renzi da roma». Pagani, vicino al deputato Matteo Richetti, spera sia proprio l'ex presidente dell'assemblea legislativa a farsi avanti. «Aspettiamo lui o Bonaccini - sospira Pagani - aspettiamo Godot».
Ad ogni modo, «c'è ancora molta liquidità: mi auguro che chi deve sciogliere le riserve lo faccia al più presto». Il renziano scarta infatti tutti i candidati in campo. «Ad oggi è un dibattito triste - scuote la testa Pagani- in Roberto Balzani vedo un eccesso di rancore. Di Patrizio Bianchi, invece, di cui ho grande stima e che ha grandi competenze, non ho ancora capito quale sia la reale capacità di governare una macchina complessa come la Regione». Quanto a Manca, il giudizio è del tutto negativo.