Fallite le carte d’identità elettroniche
Sulle 30mila all’anno emesse all’Anagrafe di Modena, solo 1.800 sono quelle “tecnologiche”. Il servizio è stato sospeso
Doveva essere il trionfo dell’informatica applicato alla pubblica amministrazione, la madre di tutti i documenti per far scivolare indenne il cittadino tra le onde di carta dei documenti.
Invece è stato il naufragio.
La carta d’identità elettronica si è inabissata appena uscita fuori dal porto degli annunci roboanti. I numeri del fallimento sono impietosi, anche a Modena. Anzi, soprattutto nella nostra città in cui la giunta Pighi, forte delle esperienze precedenti, aveva salutato il nuovo documento con l’enfasi riservata alle applicazioni elettroniche e si era data da fare per essere tra le prime città d’Italia a varare il nuovo sistema. Ma la convergenza tra documento d’identità personale, patente e tessera dell’Usl, con tanto di anagrafe sanitaria e delle patologie, è semplicemente impossibile.
L’anno scorso, giusto per fare un esempio, sono state solo 1.800 le carte d’identità elettroniche contro le 30 mila di carta. Le ragioni? Da 25 a 42 euro il costo del rilascio di quelle moderne contro 1,5 euro di quelle tradizionali, un mese e passa di attesa per le prime contro l’immediata emissione delle altre.
Così quei documenti che solo nel 2008, sembra l’altroieri, venivano indicati come il traguardo della trasparenza tra cittadino e pubblica amministrazione, sono diventati una beffa amministrativa. E anche un costo non indifferente per le amministrazioni che, a dispetto dei finanziamenti ministeriali, si sono ritrovati a fare i conti con costi non preventivati che hanno portato, anche a Modena come nel resto d’Italia, alla sospensione del servizio. Proprio così. Come accade spesso nelle amministrazioni locali, il flop viene anestetizzato da una sospensione dichiarata come “provvisoria” che poi rimane bloccata a tempo indeterminato. Nessuno in Comune, e neppure all’Anagrafe in via Santi, sa dire come e quando riprenderà e in che termini.
Quello che si dice a bassa voce è che è stata una fortuna che finalmente ci sia liberati di una procedura che, dall’altra parte del bancone, costringeva anche i dipendenti comunali a un allungamento dei tempi, dilatati spesso anche dai blocchi del cervellone centrale del Viminale dove questi documenti elettronici dovevano essere memorizzati e organizzati scientificamente.
Non è tutto. Persino il supporto plastificato, su cui doveva essere installato il microchip, era troppo sottile e dava problemi per l’uso.
Nel frattempo, dal 2008 a oggi, il resto del mondo è andato avanti. I sistemi di registrazione elettronica alternativi si sono evoluti e oggi esistono codici a barre, non dissimili da quelli usati nei supermercati e nella grande distribuzione, capaci di garantire completezza, chiarezza e riservatezza dei dati personali anche sui documenti d’identità personali. In più sono immediatamente disponibili, robusti e affidabili.
Questi sistemi e quelli simili sono già in funzione senza problemi in altri paesi ma lo saranno anche in Italia? Chi lo sa. Intanto la carta d’identità elettronica entra nel limbo delle innovazioni fallite e si va avanti con la vecchia, rassicurante carta - plastificata - che con tre fotografie aggiornate può essere rilasciata in un quarto d’ora.