S.Vincenzo dice no allo “scaricabarile”
Una settimana dopo nella chiesa teatro del clamoroso colpo «Chi doveva vigilare ora non se ne può lavare le mani»
«Ho affrontato tre restauri di cui mi sono occupato in prima persona, assumendomi tutte le responsabilità del caso: in San Carlo, San Biagio e San Vincenzo. Ci siamo fatti carico come parrocchia della manutenzione e abbellimento del nostro luogo di culto, esponendoci in prima persona».
Non si dà pace don Gianni Gherardi dopo il clamoroso furto della preziosissima tela raffigurante la Madonna con i santi Giovanni evangelista e Gregorio Taumaturgo, opera di somma importanza del Guercino, trafugata una settimana fa. E non si danno pace i circa quaranta fedeli presenti sia la settimana scorsa, sia ieri mattina, alla Messa celebrata nella chiesa di San Vincenzo, dove la tela era esposta, prima di essere rubata da qualcuno che, secondo le ricostruzioni e le ipotesi circolate finora, si è nascosto all’interno della chiesa, domenica scorsa, prima dell’inizio della funzione. Tra i banchi della chiesa, ieri, anche la Digos per controllare la situazione. Per don Gianni, in partenza per una settimana di riposo a Villa Immacolata, a Dogana di Fiumalbo, il furto del Guercino è arrivato dopo la rapina, «un fatto che, da cristiano, condanno più del furto, apprezzando il valore della vita, messa a repentaglio da un coltello puntato contro» commenta il parroco. E le poche decine di fedeli presenti ieri alla messa, si guardano fra loro stupiti mentre parlano del furto clamoroso. E si interrogano su come sia potuto accadere, visto che a pochi metri di distanza c’è un presidio dell’Esercito, giorno e notte. «Io vengo ogni tanto qui in San Vincenzo insieme alla mia fidanzata – spiega Lorenzo Amati – la tela del Guercino, così come le opere preziose presenti negli edifici religiosi, appartengono all’intera comunità modenese e non soltanto alla diocesi. Pertanto, non ci può essere uno scaricabarile di responsabilità. La Soprintendenza, pertanto, non se ne può lavare le mani. È importante, al contrario, che ci sia una verifica costante dello stato di sicurezza di questi beni inestimabili». Maurizio Bolzani, che assiste don Gianni nella celebrazione della messa, c’era la settimana scorsa, quando, verosimilmente, i ladri erano già nascosti dentro la chiesa. «Ho pensato tantissimo a tutti i volti che ho visto dall’altare, un punto di osservazione da cui si possono controllare tutti i presenti - dice Bolzani - ma non ho notato nessuno di sconosciuto. I ladri devono essersi intrufolati prima della messa, al momento di apertura della chiesa, intorno alle 9, quando l’edificio religioso apre le porte». Nemmeno il sagrestano Marcello Elekwachi, interrogato dalla Polizia sul furto, ricorda qualcuno di sospetto. «L’unico individuo che ho notato dopo la messa celebrata prima del furto - ricorda il sagrestano - è un ragazzo di Vignola che è andato a chiedere assistenza a don Gianni. Del resto, la gente ogni tanto veniva a chiedere di visitare la chiesa e di vedere la tela. Lavoro qui da oltre 20 anni e l’allarme che avrebbe dovuto controllare la tela è disattivato da oltre cinque. Diverse volte vedevo il bigliettino della vigilanza lasciato sulla porta, in passato, ma ora non era più controllato».