Gazzetta di Modena

Modena

FURTO DEL GUERCINO

Nel mirino video, telefoni e parrocchiani

di Stefano Totaro
Nel mirino video, telefoni e parrocchiani

Al setaccio filmati di telecamere in città e autostrada, i tabulati delle celle in centro e le testimonianze dei fedeli in chiesa

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Guercino, tela raffigurante la Madonna con i santi Giovanni evangelista e Gregorio Taumaturgo, una opera capitale dell’artista realizzata nel 1629 e ora scomparsa dal 10 agosto 2014. Tre giorni di vantaggio concessi ai ladri che hanno avuto tutto il tempo di smontare il quadro, arrotolarlo, portare via anche l’intelaiatura che è in legno leggero, percorrere corso Canal Grande e scomparire dopo aver caricato ciò per cui erano stati ingaggiati di rubare.

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Non c’è stato un allarme che avrebbe potuto suonare, non c’è una telecamera che sia puntata su quella chiesa e lungo tutto il corso, e, come detto, dopo l’ultima apparizione condivisa alla messa di domenica mattina ci si è accorti che nella chiesa di San Vincenzo mancava qualcosa da sei milioni d’euro solamente mercoledì, di mattina e in modo del tutto casuale.

Dunque agli investigatori locali, ovvero alla polizia modenese coadiuvata da tutte le altre forze dell’ordine presenti sul nostro territorio, non è che resti tanto da fare se non “compiti”, passaggi d’obbligo: in primis il cercare di vedere “qualcosa” nei filmati di tutte le telecamere che osservano Modena. Da quelle dello Ztl che immortalano esclusivamente le targhe (la più vicina è quella all’altezza della biblioteca Delfini, l’immagine è relativa solo alla targa e a quella posteriore) a quelle che osservano la città, quelle della a cosiddetta rete di cui si servono le forze dell’ordine per controllare i luoghi più battuti dalla criminalità locale. E non solo, ci sono da controllare anche quelle collocate ai caselli delle autostrade.

Ma anche i cellulari possono svelare qualcosa. Un lavoro enorme e certosino: una volta isolate le celle di quella zona in centro ci sono decine di migliaia di contatti all’ora da controllare, prima e dopo il colpo. Chissà se si riuscirà a intercettare proprio quella tra i ladri, al massimo due, partita da dentro alla chiesa per avvisare il complice sul furgoncino o auto capiente di scaldare il motore... La speranza è l’ultima a morire, soprattutto in chi deve indagare: qualcosa potrebbe venire raccolto dalle testimonianze dei fedeli. Solitamente la chiesa di San Vincenzo annovera solo i propri fedeli parrocchiani, difficile ci siano dei fedeli che arrivino “in trasferta”, appositamente per questa o quella messa. Non è come può accadere in Duomo, per intenderci. Quindi se nella piccola chiesa domenica scorsa era stata notata la presenza di qualche personaggio mai visto, ecco che le forze dell’ordine sono pronte ad ascoltare e a farsi raccontare di tutto, di più. Quindi anche i parrocchiani, in questi giorni, sono “lavoro” per gli inquirenti. Tornando al grande colpo, al furto del quadro del Guercino, quello che appare ormai certo è che si è trattato di un furto su commissione. Il quadro è stato esposto alla reggia di Venaria reale, alle porte di Torino, visto da centinaia di persone. Poi il 10 luglio è rientrato nella chiesa di San Vincenzo. C’è voluto uno staff galattico per effettuare questa operazione? Macchè, come confermato dal parroco che assistette ai ritorno del quadro, bastava appoggiarlo, fissarlo a tre gancetti, uno in alto e due ai lati, e il quadro era già stato sistemato, appeso, bastava salire su una sedia. Così anche per rubarlo. Un piccolo commando è quindi entrato in azione: uno, massimo due banditi si sono nascosti all’interno della chiesa una volta terminata la funzione religiosa della domenica mattina per poi agire di sera, indisturbati. Nemmeno i militari che “alloggiano” all’interno del tribunale, a adiacente alla chiesa, hanno visto qualcuno che si aggirava con un lungo “tubo” da sei miloni di euro. Il sistema d’allarme? Non c’è. Quello che attualmente c’è nella chiesa di San Vincenzo sono i resti del sistema d’allarme, allora collegato pure con la vigilanza, che la Fondazione fornì in occasione del dopo restauro della chiesa. Non è più allacciato da anni, mancano dei pezzi.