Gazzetta di Modena

Modena

PAPA GIOVANNI XXIII»IL RITRATTO

di ORAZIO LA ROCCA
PAPA GIOVANNI XXIII»IL RITRATTO

di ORAZIO LA ROCCA Il papato di Giovanni XXIII, ovvero, i cinque anni che gettarono le basi del rinnovamento della Chiesa cattolica. Anni profondamente segnati con l’indizione di un Concilio, il...

5 MINUTI DI LETTURA





di ORAZIO LA ROCCA

Il papato di Giovanni XXIII, ovvero, i cinque anni che gettarono le basi del rinnovamento della Chiesa cattolica. Anni profondamente segnati con l’indizione di un Concilio, il Vaticano II a 90 anni dal Vaticano I; con la pubblicazione di encicliche per la pace e la fratellanza tra gli uomini; e appassionati appelli che scongiurarono, nel 1961, lo scoppio di una terza guerra mondiale per la crisi tra Usa e Urss a causa dell’invio dei missili sovietici a Cuba; primi viaggi fuori dalle mura vaticane; primi incontri con gli ebrei di Roma; visite ai carcerati, agli ospedali, «carezze ai bambini di tutto il mondo» lanciate in un poetico discorso alla Luna la sera dell’apertura delle assise conciliari, con parole commoventi e sincere che segnarono un’epoca; gesti, parole, pensieri profetici e paterni allo stesso tempo che per la prima volta portarono credenti e non credenti a definire il vescovo di Roma “il papa buono”, un’espressione destinata a restare nella storia.

Pontificato breve. Sono gli anni del pontificato di Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli), eletto papa il 28 ottobre 1958 e morto in Vaticano il 3 giugno 1963. Un pontificato breve – quattro anni e otto mesi – durante il quale la Chiesa si aprì al mondo contemporaneo senza rinunziare ai valori della tradizione evangelica, ma mettendo a punto un vasto e profondo programma di cambiamento che portarono il cattolicesimo a scrollarsi delle incrostazioni del passato e a dotarsi di nuovi strumenti pastorali con cui operare nella società. Strumenti che vanno dall’ecumenismo al dialogo interreligioso, dal ruolo dei laici nelle istituzioni ecclesiastiche all’introduzione delle lingue nazionali nelle liturgie, dall’apertura agli ebrei – abolendo, tra l’altro, l'offensiva espressione “Perfidi giudei” nelle preghiere pasquali – alla valorizzazione del dialogo con le culture contemporanee, fino alla individuazione di quella sorta di strada senza ritorno per la Chiesa cattolica che fu la “scelta preferenziale per i poveri” e la messa al bando di ogni forma di violenza, ingiustizia, oppressione, sfruttamento, a partire dalle guerre. Obiettivi centrati grazie alle intuizioni di un anziano pontefice, Giovanni XXIII, che, dopo essere stato beatificato il 3 settembre del 2000, il 27 aprile sarà proclamato santo da papa Francesco insieme con Giovanni Paolo II.

Le origini. Nato il 25 novembre 1881 in una famiglia di contadini a Sotto il Monte (Bergamo), Roncalli fu eletto al soglio di Pietro a 78 anni in un Conclave dove tra i cardinali era emersa la volontà di puntare a una figura di “transizione” (quindi avanti con gli anni), dopo il lungo pontificato di Pio XII che aveva guidato la Chiesa dal 1939 fino al ’58.

Ben presto, però, papa Roncalli – 260esimo successore di San Pietro - fece capire che non sarebbe stato un pontefice "transitorio" e tantomeno "accomodante", a partire dalla scelta del nome, Giovanni XXIII, un appellativo piuttosto scomodo essendo stato il nome di un antipapa del 1400. Alla guida della Chiesa di Roma, il futuro pontefice santo, arriva sulla scia di una lunga esperienza pastorale iniziata come segretario del vescovo di Bergamo Giacomo Radini-Tedeschi, dopo gli studi conseguiti al seminario minore bergamasco e al Pontificio seminario maggiore, a Roma, grazie agli aiuti di uno zio e alla vittoria di una borsa di studio. Fu ordinato prete il 10 agosto 1904 nella chiesa di Santa Maria in Montesanto di piazza del Popolo, a Roma. Nel 1921 il giovane Roncalli entra al servizio della Santa Sede, su scelta di papa Benedetto XV, per occuparsi delle missioni presso Propaganda Fide. Quattro anni dopo, nel 1925, papa Pio XI – dopo la consacrazione episcopale – lo invia in Bulgaria in missione diplomatica. Vi resterà 10 anni tessendo, tra l’altro, ottimi rapporti con la chiesa ortodossa.

Gli ebrei salvati. Nel 1934 è promosso arcivescovo e nominato delegato apostolico in Turchia e Grecia, dove – nel corso del secondo conflitto mondiale – si impegna fortemente per impedire le deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento. Stesso impegno svolto, in seguito, a Parigi come nunzio apostolico, nel 1944. Grazie alle sue conoscenze diplomatiche convince il re della Bulgaria a bloccare un treno pieno di ebrei pronto per partire in Germania e a salvarne altre migliaia in Ungheria destinati alle camere a gas.

A Venezia. Conclusa le missioni diplomatiche, nel 1953 è ordinato cardinale e Patriarca di Venezia. Qui si rende protagonista di molti gesti di apertura e di dialogo con le altre religioni e la cultura contemporanea. Sorprendente è il messaggio inviato al congresso del Partito socialista convocato a Venezia. Un fatto assolutamente inedito. Mai prima di Roncalli, un Patriarca aveva inviato un messaggio al congresso di un partito di sinistra.

Papa. Nell’ottobre del 1958 l’elezione papale, che porterà Giovanni XXIII a compiere una lunga serie di gesti altrettanto inediti come la nomina dei primi cardinali in Africa e nelle Filippine, e la canonizzazione del primo santo dalla pelle scura, Martin De Porres. Altre novità, la prima visita papale ai piccoli malati dell’ospedale Bambino Gesù il giorno di Natale, e a Santo Stefano la prima visita di un papa ai carcerati di Regina Coeli. Complessivamente, papa Roncalli uscì dal Vaticano 152 volte, dando il via alle tradizionali visite alle parrocchie e agli altri ospedali, dove si recò anche in incognita per trovare qualche amico ricoverato.

In treno ad Assisi. Storico il primo viaggio in treno per Loreto ed Assisi dove si reca per affidare alla Madonna e a San Francesco l’avvio del Concilio Vaticano II. Tra le personalità ricevute in Vaticano, grande clamore e sorpresa suscita l'udienza concessa alla figlia del leader sovietico Kruscev, Rada, accompagnata dal marito Alexei Adzubej, che gli manifestano tutto il loro apprezzamento per il suo impegno per la pace. Impegno che Giovanni XXIII aveva messo in pratica con l’appello «a tutti gli uomini di buona volontà» in occasione della crisi di Cuba del 1961 e nel 1963, poco prima di morire, con l’enciclica Pacem in Terris.

La fine. Il 3 giugno la morte, dopo una lunga agonia tra atroci sofferenze che Giovanni XXIII affronta con serenità, incoraggiando persino chi intorno a lui piange, come il segretario Loris Capovilla: «Perché piangete? Questo è un momento di gioia...». Per la beatificazione si dovrà aspettare il 2000, quando gli verrà riconosciuta la guarigione miracolosa di una suora. Per la santificazione, papa Francesco – in deroga alle norme canoniche – ha dato il placet senza attendere il riconoscimento di un secondo miracolo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA