Gazzetta di Modena

Modena

Delitto di Massa Finalese/ Il movente della tragedia: la depressione - IL VIDEO FOTO

di Francesco Dondi
Delitto di Massa Finalese/ Il movente della tragedia: la depressione - IL VIDEO FOTO

Massa. Il “genero” dell’operaio morto dopo il delitto della compagna: «Diceva che si sentiva solo ma chi pensava a tanto?»

2 MINUTI DI LETTURA





FINALE. Da un po’ di tempo Astrit Qejvani aveva dato segni di instabilità. L’uomo, che ha ucciso la compagna nel loro appartamento di via Einstein a Massa, soffriva di una forma di depressione di cui si erano accorti anche i familiari.

Valentina Paiuc - la vittima - aveva cercato più volte di convincerlo a chiedere aiuto per combattere quella malattia subdola, che offusca la mente e porta a compiere gesti inconsulti, che stavolta sono sfociati nell’omicidio e poi nel successivo suicidio.

Il 48enne, operaio di una coop che cura il verde pubblico in alcuni paesi della Bassa, da tempo era cupo, faticava a parlare in casa, soffriva, ma era certo di potersi risollevare senza l’aiuto di un medico.

Eppure per Valentina, badante di 48 anni, in passato addetta alle pulizie all’ospedale di Mirandola e ora, dopo il loro ritorno da Pesaro, impegnata come badante presso un’anziana di Finale, quello non era più il suo Astrit. Aveva confessato le proprie preoccupazioni alla figlia Natalia e insieme avevano cercato un ultimo, disperato confronto per convincerlo a sottoporsi ad una terapia. Era accaduto sabato quando Natalia era arrivata a Massa ed insieme alla madre aveva provato a sensibilizzare l’uomo sui rimedi allo stato di depressione in cui era caduto.

Ma ormai nella testa dell’assassino, originario dell’Albania, ma da anni residente in Italia, c’era spazio soltanto per i brutti pensieri.

«Più volte era arrivato a sostenere - spiega Alessio Roncati, finalese, marito di Natalia - che noi ce l’avessimo con lui e che fossimo impegnati ad escogitare una congiura per estrometterlo dalla nostra famiglia. Conosco i danni che provoca la depressione, so quali possono essere le conseguenze, non credevo saremmo arrivati a tanto, ma non nego che ero effettivamente preoccupato».

«Voi volete farmi morire da solo - aveva ripetuto diverse volte l’omicida - ma non finirà così, vedrete».

Frasi sconnesse, che avevano allertato i familiari. Alessio si stava insospettendo della degenerazione dell’uomo, anche sabato, prima dell’incontro, si era raccomandato con la moglie. Le aveva detto di misurare le parole, di usare tatto.

Astrit non aveva reagito all’ennesima richiesta di farsi aiutare, ma mercoledì pomeriggio è andato in tilt e ha ucciso la compagna poi, sotto choc, è fuggito in auto e in un barlume di lucidità ha probabilmente pensato di farla finita, schiantandosi contro un camion fermo in una piazzola di sosta sull’autostrada.

Ora la salma di Valentina Paiuc è nel reparto di Medicina legale del Policlinico, per gli accertamenti di rito.

Il feretro sarà quindi trasportato in Moldavia dove la 48enne potrà riposare in pace nella tomba di famiglia, accanto ai genitori.