Gazzetta di Modena

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Delitto Galiotto «Un libro-verità su Giulia e la violenza alle donne»

di Claudia Benatti
Delitto Galiotto «Un libro-verità su Giulia e la violenza alle donne»

È uscito “Per non dargliela vinta”, autrice la madre della 31enne uccisa dal marito «Un atto di ribellione verso la società maschilista che ancora giustifica tali delitti»

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«Giulia era mia figlia e il calvario che io e mio marito abbiamo vissuto durante il processo ci ha segnato, umiliato, devastato. Ma Giulia non è l’unica vittima di questa società, ancora così profondamente maschilista, dove alla fine spunta sempre una giustificazione, per ipocrita che sia, all’uccisione di una donna». Giovanna Ferrari non smette di lottare; da tre anni e mezzo chiede giustizia per la morte della figlia, Giulia Galiotto, uccisa dal marito Marco Manzini a San Michele dei Mucchietti. Lui la colpì al capo con una pietra, la gettò dal greto del fiume Secchia e raccontò che si era suicidata. Poi crollò e confessò di averla uccisa; ora è in carcere, condannato in Appello a 19 anni e in attesa del pronunciamento della Cassazione.

Con il libro appena uscito in libreria “Per non dargliela vinta” (Il Ciliegio edizioni) Giovanna Ferrari racconta e si racconta. Ma non si ferma a Giulia, «il problema è assai più vasto, è un fenomeno sociale e culturale, è il problema della violenza degli uomini sulle donne», dice. Da questo libro, che ricostruisce quel delitto e il conseguente procedimento giudiziario sulla base degli atti processuali, non esce solo il ritratto di una giovane donna brutalizzata dal compagno, ma anche «una chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima in generale e della donna in particolare». «È un tentativo e un auspicio - dice Giovanna - l’auspicio che la morte di Giulia e quella di tante, troppe donne, non sia vana». Giovanna i dati li conosce: poco meno di 80 sono le donne uccise in Italia solo nei primi sei mesi di quest’anno, vittime rubricate alle voci omicidi passionali, raptus, amori sbagliati, gelosia. E quella di Modena è una della province con i numeri più alti. «Non sono casi isolati - spiega Giovanna - ma lo specchio di un atteggiamento ed è con questa chiave di lettura che si può comprendere come mai i numeri siano tanto preoccupanti. La donna “può” venire eliminata dall’uomo quando non rientra più nei suoi disegni oppure quando è sfuggita al suo possesso. E nelle pagine del libro cerco proprio di portare allo scoperto ciò che di solito resta nascosto dietro le sentenze: una sorta di giustificazione per questi gesti che evocano quel delitto passionale di cui dobbiamo definitivamente liberarci. Voglio scuotere le coscienze, sì, e non solo raccontando ciò che è accaduto a noi, il dolore che ci annienta ogni giorno, ma anche mettendo in guardia tutti quanti nei confronti del modo distorto e malato con cui spesso si intende il rapporto tra uomo e donna che porta a giustificare la sopraffazione. Di passionale in questi delitti non c’è nulla; la passione è amore e qui l’amore non c’è, ci sono solo violenza e crudeltà. Mai come ora la donna sta vivendo un momento di passaggio, importante e giusto, avanza nella popolazione femminile la consapevolezza di una propria volontà e individualità; ma come si può permettere che tutto ciò abbia un prezzo così alto?». “Per non dargliela vinta” verrà presentato il prossimo 13 novembre a Prignano, alla sala consiliare ricavata nell’ex scuola elementare, e il 25 novembre a Sassuolo, al teatro Carani. Ci si attendono le sale gremite, l’omaggio sarà a Giulia, ma anche a tutte le donne che nella loro vita hanno conosciuto la violenza maschile.

«È veramente il momento della mobilitazione - dice Laura Piretti, presidente dell’Udi e da sempre impegnata sul fronte dei diritti delle donne - ma perché sia seria ed efficace deve coinvolgere tutta la società. Tutti devono rendersi conto che il fenomeno della violenza sulle donne esiste e ha raggiunto dimensioni allarmanti. È una violenza con una connotazione specifica, che va compresa e definita con il suo nome. Divenendone consapevoli, la si riconosce e se ancora ci sono leggi che non si accorgono della differenza e delle aggravanti, allora la mobilitazione collettiva può contribuire a far sentire l’esigenza che tali leggi vengano modificate per poter fornire strumenti efficaci di intervento. La questione è culturale e va affrontata come tale, anche da un punto di vista educativo. Guai a sottovalutarla». «La mia è una ribellione che questo libro ha tradotto in parole - dice ancora Giovanna - ribellione contro la prepotenza, l’ottusa legge del più forte, la prevaricazione e l’esaltazione della malvagità del violento. E conto moltissimo su tutti quegli uomini che sanno e sapranno prendere le distanze da quella sottospecie di maschio che ancora si aggira con la clava in mano nelle caverne della propria preistoria».

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