Gazzetta di Modena

Modena

«Non ho ucciso Christian, Dio mi aiuti»

di Tiziano Soresina
«Non ho ucciso Christian, Dio mi aiuti»

La Brandoli dà una nuova versione sul delitto nell’intervista-confessione su Raitre: «Ravarelli l’ha ammazzato per gelosia»

09 luglio 2012
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Gli amori malati, la disperazione per i tre figli perduti, il rimorso per quanto accaduto al marito Christian Cavaletti, i “flash” legati alla fede cristiana, i pianti improvvisi per le ferite ancora aperte e i sogghigni su alcune “sollecitazioni” maliziose della nota intervistatrice televisiva Franca Leosini.

È il mondo di Francesca Brandoli, riemerso dall’oblio dell’ergastolo che la 39enne modenese sta scontando nel carcere di Bologna per l’assassinio del marito avvenuto a Reggiolo il 30 novembre 2006: davanti alle telecamere di Raitre – nell’ora di intervista in cella per il programma “Storie maledette” andato in onda sabato sera – sembra di rivederla come in Assise a Reggio Emilia, determinata e sfuggente al tempo stesso, con il gusto per il colpo di scena.

E come in aula, anche stavolta s’infiamma e “spara” l’ennesima versione di come – a suo dire – maturò l’omicidio di Christian: lei dice di non aver parlato sinora per paura e punta il dito come sempre all’ex compagno Davide Ravarelli.

È un racconto dettagliato, mai sentito prima su quello che accadde quella maledetta notte in via Caboto, nella casa di Christian, nella zona industriale reggiolese Ranaro: «Sono salita in casa dai miei figli e con Christian li abbiamo poi messi a letto – spiega con un filo di voce – accordandoci che sarei rimasta con loro per tre giorni per comprare i regali di Natale. Ravarelli attendeva in macchina, vicino alla casa, e quando gli dissi dell’accordo preso andò fuori di testa, mi fece paura, non voleva che incinta di suo figlio andassi in giro: Davide era molto geloso. Mi ha chiuso dentro l’auto come un cane. Lui era sceso, poi ho sentito gli scoppi delle gomme, mio marito che chiamava Ivan (l’amico e collega di lavoro che abita pure lui in quella casa, ndr). Quando Davide rientra in auto mi dice che Christian l’ha visto mentre gli danneggiava la macchina, ho provato allora a telefonargli, ma lui mi ha strappato il cellulare, per poi partire velocissimo. Ravarelli l’ha ucciso e mi ha sempre rinfacciato d’averlo fatto per me, ma Christian non se lo meritava, avremmo sistemato tutto».

Un racconto che non convince l’intervistatrice, non vi sono controprove, mentre le indagini hanno documentato gli acquisti di coltello e martello al Grand’Emilia da parte della coppia d’amanti poche ore prima del delitto, secondo i giudici lei non solo è l’ispiratrice dell’omicidio, ma ha anche colpito Christian con 9 martellate, mentre Ravarelli infieriva con 10 coltellate.

La giornalista le ricorda le intercettazioni-chiave, il movente della decisione del tribunale che quel giorno aveva affidato i figli a Christian con la pesante clausola che Francesca li avrebbe potuti vedere solo sotto stretta sorveglianza.

Poi la frase più più accusatrice: «Dicendo un sacco di balle, lei ha distrutto la sua vita». La Brandoli vacilla ma non molla, dice che incinta all’ottavo mese non poteva uccidere nessuno.

Prima e dopo questo passaggio cruciale dell’intervista, le descrizioni dei tre uomini che ha amato (l’ultimo, clamoroso, è il sassolese Luca Zambelli, condannato a 18 anni per l’omicidio della moglie), la disperazione per i tre figli («Dei primi due non so più nulla, il terzo è stato adottato e spero che non sappia mai chi è sua mamma...»), il cammino religioso intrapreso tramite un padre spirituale: «Prego tanto, spero che Dio protegga la mia famiglia e i miei tre bambini. Confido in Luca e che Dio ci aiuti e ci perdoni».