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Malavasi: «Il Papa può aiutarmi»

Malavasi: «Il Papa può aiutarmi»

Il 45enne di Mirandola in carcere a Cuba: «Spero nell’intercessione di Sua Santità e nei giudici»

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MIRANDOLA. «Sapevamo che il Papa sarebbe venuto a Cuba nei prossimi giorni, ma non sapevo che qualcuno si fosse interessato per segnalare alla Santa Sede la situazione mia e degli altri italiani. Me lo ha detto mio fratello ieri, chiamandomi qui in carcere. E ovviamente mi ha gratificato: qualsiasi cosa la Santa Sede potrà fare per noi, non può che farmi piacere».

Con la voce rotta dalla commozione, sorpreso, riservato anche per il timore di essere osservato, Angelo Malavasi risponde al telefono dal carcere di Condeza, a Cuba, dove sta scontando la condanna a venti anni inflitta in primo grado a lui e ad altri due italiani, accusati con altri sei cubani di avere partecipato il 12 maggio 2010 ad un festino a base di sesso e droga, nel corso del quale è morta una dodicenne, il cui cadavere è stato ritrovato qualche giorno dopo in una boscaglia. Il 7 marzo si è celebrato il processo di appello: la famiglia Malavasi si è affidata ad un avvocato modenese, che ha elaborato una lunga difesa poi condivisa con un collega cubano. E così hanno fatto gli altri due italiani, il pisano Simone Pini e il vicentino Luigi Sartorio. «Al processo di appello noi non abbiamo partecipato - spiega Angelo - Mi risulta siano state portate prove determinanti. Io quella sera ero a Panama, e gli altri due in Italia. Confido per questo nella giustizia di Cuba. La sentenza è attesa in questi giorni. Sono innocente, conto che la verità venga a galla».

A quanti in Italia si stanno impegnando per la sua liberazione, Angelo si stringe con grande affetto: «Vi ringrazio, ringrazio tutti. Spero un giorno che questo incubo possa finire». Il pensiero va anche alla famiglia: «La mamma e i miei fratelli sono i primi ad impegnarsi, la loro riservatezza è semplicemente legata a non commettere errori in questa fase così delicata», spiega il 45enne ex riparatore di orologi, che si era trasferito a Cuba per ragioni sentimentali. (a.setti)