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Un appello al Papa in visita a Cuba: «Fai liberare Angelo»

Un appello al Papa in visita a Cuba: «Fai liberare Angelo»

La famiglia Malavasi spera nell’intercessione del Vaticano per il 45enne condannato dopo la morte di una ragazza

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MIRANDOLA. Il Papa in visita a Cuba interceda presso il governo dell’isola per la liberazione di Angelo Malavasi, il 45enne detenuto con altri due connazionali dopo la condanna a vent’anni legata alla morte di una ragazzina. Secondo le notizie che rimbalzano da Roma, la richiesta sarebbe stata formulata dalla madre, dal fratello e dalla sorella dell’imprenditore mirandolese, che ora vivono nel Reggiano. Circostanza che la sorella di Angelo, Sara, smentisce: «Lo apprendo ora, non abbiamo fatto nessuna richiesta, ma se lo hanno fatto le altre famiglie, non siamo certo contrari. Per quanto ci riguarda, aspettavamo con ansia l’esito del processo di appello, che si è celebrato nei giorni scorsi».

La documentazione del caso in Vaticano è stata recapitata sulla scrivania di mons. Angelo Becciu, sostituto alla Segreteria di Stato ed ex nunzio proprio a Cuba, che accompagna Benedetto XVI nel suo viaggio. Una copia è giunta anche all’Avana all’attuale nunzio, mons. Bruno Musarò. L’auspicio, se non per un vero e proprio provvedimento di grazia, è, almeno, per la possibilità di scontare la pena in Italia, come prevista, del resto, da un trattato tra Italia e Cuba siglato nel 1998.

Malavasi, artigiano esperto nella riparazione di orologi, si era trasferito alcuni anni fa a Cuba, per rifarsi una vita con una ragazza che poi lo ha lasciato. Ma a Cuba continuava a vivere per molti mesi all’anno. I suoi guai risalgono al 19 maggio 2010, quando il cadavere di Lilian Ramirez Espinosa venne ritrovato alla periferia di Bayamo. Secondo l’accusa, la morte della dodicenne sarebbe avvenuta alcuni giorni prima per asfissia. La ragazza soffriva di asma e potrebbe aver avuto complicazioni dovute al consumo di alcol nel corso di un tragico festino a base di sesso e droga a cui avrebbero partecipato sia cubani, sia stranieri. I quali, per liberarsi della salma, l’avrebbero gettata nella boscaglia. Per la morte della giovane si trovano in carcere anche sei cittadini cubani. Gli italiani, Angelo Malavasi, Simone Pini, 43 anni, fiorentino, e Luigi Sartorio, 44, vicentino, si sono sempre proclamati completamente estranei alla vicenda. Condannati in primo grado, gli ultimi due sostengono che non si trovavano a Cuba quando si è verificato il crimine; il terzo, Malavasi, dice di aver firmato una dichiarazione sotto tortura. Tutti hanno fornito prove (tra cui immagini e testimonianze che dimostrano la presenza in Italia la sera della morte della 12enne).

Ora, in attesa della sentenza di secondo grado, Sartorio e Pini sono reclusi all’Avana, nella prigione del Combinado del Este (le cui durissime condizioni di carcerazione sono state recentemente riprese in video clandestini) mentre Malavasi sconta la pena a La Condesa, un carcere che garantisce un trattamento migliore.

«Non mi trattano male, ma vent’anni qui dentro non potrò resistere...», ha sempre detto Angelo a quanti lo hanno contattato.

Con la visita di Papa Ratzinger il Governo ha adottato un’amnistia e liberato anche altri italiani, ma non i tre che ora sperano con le famiglie in un’ulteriore grazia.