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«Qui morirono migliaia di italiani» In serata due rose nel campo di Monowitz

«Qui morirono migliaia di italiani» In serata due rose nel campo di Monowitz

Due rose i ragazzi hanno deposto ieri sera anche all'ingresso di quella che era la strada che conduceva al campo di Monowitz, poco distante da Auschwitz; campo di lavoro e di morte anch'esso, di cui...

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Due rose i ragazzi hanno deposto ieri sera anche all'ingresso di quella che era la strada che conduceva al campo di Monowitz, poco distante da Auschwitz; campo di lavoro e di morte anch'esso, di cui non rimane più nulla e per il quale storici e studiosi della Shoah hanno intenzione di chiedere un riconoscimento.

L'idea è stata presa in considerazione ieri anche dagli amministratori modenesi che partecipano al viaggio e, ciascuno per le proprie competenze e il proprio ruolo, potrebbe valutare l'opportunità di sottoporre all'attenzione dei consigli comunale a Sassuolo, in Provincia e in Regione magari un ordine del giorno in argomento.

Lo storico Carlo Saletti, presente alla cerimonia, ha proposto una stele commemorativa della cui installazione l'Italia potrebbe farsi promotrice. Perché anche a Monowitz c'erano deportati italiani, proprio come ad Auschwitz. Tanti, tantissimi, come spiega Jadwiga Pinderska, uno dei responsabili del museo oggi ospitato nel lager polacco.

«I primi italiani furono deportati ad Auschwitz nell'ottobre del 1943 - spiega Jadwiga - il primo trasporto arrivò il 23 ottobre, erano ebrei che venivano da Roma, 1024 persone. Erano partiti il 18 ottobre, il loro viaggio sui carri bestiame era durato cinque giorni. Subito dopo l'arrivo furono sottoposti alla selezione, furono scelti per il duro lavoro nel lager solo 149 uomini e 47 donne, gli altri vennero uccisi subito. Secondo gli storici - prosegue Jadwiga - sono stati deportati ad Auschwitz dall'Italia circa 7500 persone, la stragrande maggioranza di essi è morta nel lager».

Oggi tante persone arrivano da tutti i continenti per visitare il museo: «L'anno scorso abbiamo avuto oltre un milione e mezzo di visitatori. Ci sono sempre tanti italiani, da qualche anno osserviamo un aumento della loro presenza. Nel 2011 i visitatori italiani sono stati 78mila. Un fenomeno molto positivo, perché significa che la storia è sempre viva, che la memoria è sempre viva, soprattutto per i ragazzi che costituiscono più della metà dei visitatori del museo. Si vede, osservando le loro reazioni, che sono molto commossi dalla visita e da ciò si capisce che questo periodo della storia d'Europa è per loro molto importante».

Claudia Benatti