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Don Pierino testimonia e rischia guai: c'è già un esposto

Don Pierino testimonia e rischia guai: c'è già un esposto

Maranello. Le ammissioni rese al processo sul delitto Gatti: «Cacciavo con Miani». Ma in quel periodo le battute erano vietate e il pm valuta se contestargli il reato. C'è già un esposto della Lac

11 gennaio 2012
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MARANELLO

La testimonianza resa al processo per l’omicidio dell’imprenditore sassolese Franco Gatti potrebbe rivelarsi un boomerang per don Pierino Sacella, parroco di Torre Maina, che l’altro giorno davanti alla Corte d’Assise ha ammesso di essere uscito per una battuta di caccia con l’imputato, Vittorio Miani.

Dopo che il maresciallo dei carabinieri reggiano, Filadelfio Furnò, ha rimarcato che in quei giorni vigeva il divieto di caccia ai caprioli, il pubblico ministero potrebbe decidere di denunciare don Sacella per violazione della legge sulla caccia, una contravvenzione punibile con l’arresto da 6 mesi a 1 anno o con un’ammenda fino a oltre 2700 euro.

Il pubblico ministero, infatti, avendo appreso del reato in udienza per ammissione dello stesso sacerdote, potrebbe procedere. Intanto la Lac ha presentato un esposto alla Procura a firma del presidente modenese Emilio Salemme.

Nell’apprendere della possibilità di strascichi giudiziari a seguito della sua testimonianza, don Sacella si dice «amareggiato».

«Se anche avessi sbagliato, mi pare veramente poca cosa rispetto a ciò di cui si sta parlando nel processo, cioè dell’omicidio di un uomo e della presunta colpevolezza di un altro - spiega il sacerdote 56enne - in territorio reggiano magari la caccia al capriolo era vietata, ma siccome conoscevo poco quei posti, non saprei dire se fossimo sul confine con il Modenese o addirittura già al di là del confine con il Reggiano. Stavamo inseguendo un capriolo e ho agito in questa incertezza. Non mi aspettavo certo che la mia testimonianza mi si ritorcesse contro; in fondo, ho detto la verità a fin di bene, per aiutare una persona che deve rispondere di omicidio e fin dal primo momento ho pensato fosse mio dovere dire quello che è accaduto. Che amarezza...si sta trattando il caso di un uomo che è stato ucciso e si sta a sottilizzare sulla caccia ad un capriolo. A casa mia sono venuti tre volte i ladri a rubare e mai nessuno li ha presi...se questa è la giustizia...Continuo a pensare che in un caso come questo ci sia ben altro cui pensare e se per caso dovessi avere sbagliato, a chi mai nell’ambiente della caccia non è successo?».

Don Pierino Sacella, al secolo Piergiuseppe, 56enne originario di Sarnico, è tenente colonnello degli alpini ed è stato cappellano dell’Accademia militare di Modena.

Era già stato sentito una prima volta nel processo per il delitto Gatti qualche tempo fa e anche in quell’occasione aveva raccontato di essere uscito per una battuta di caccia con l’imputato; poi il presidente della Corte d’Assise ha deciso di risentirlo e l’altro giorno è stato riconvocato e ha confermato la sua precedente testimonianza ribadendo il suo racconto.

Testimonianza che può ritenersi favorevole all’imputato, per il quale sarebbero così spiegate le tracce di polvere da sparo trovate sugli abiti.(cl.be.)

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