Gazzetta di Modena

Modena

Quel festino a base di sesso e droga

Quel festino a base di sesso e droga

Angelo Malavasi è stato condannato a 25 anni di carcere a Cuba per la morte della dodicenne Lilian Ramirez

3 MINUTI DI LETTURA





MIRANDOLA

Disperazione unita alla rassegnazione. Si è dunque conclusa con una condanna a 25 anni in un cercere di Cuba il processo ad Angelo Malavasi, artigiano 45enne di Mirandola andatonell’isola di Fidel Castro per trovare fortuna.

La famiglia e gli amici rimangono sgomenti di fronte alla sentenza di condanna che vede a carico di Malavasi l’obbligo di scontare una pena per l’uccisione di una minorenne cubana, dopo un “festino” a base di sesso e droga. Una sentenza che arriva dopo 14 mesi di reclusione, durante i quali Malavasi aveva contattato i propri familiari con lettere disperate, consegnate al delegato dell’Ambasciata italiana a L’Avana, nelle quali manifestava la propria estraneità ai fatti, chiedendo aiuto per il dramma che stava vivendo. A nulla sembrano essere valsi gli appelli della politica italiana (nella vicenda sono coinvolti anche altri due italiani, Simone Pini anche lui condannato a 25 anni e Luigi Sartorio che dovrà invece scontare 20 anni), come l’interrogazione di Daniela Sbrollini del Partito Democratico e tre interrogazioni da parte dei Radicali.

La vicenda nella quale Malavasi è rimasto coinvolto è alquanto complessa: oggetto dela sentenza emessa dal tribunale di Granma, vicino alla città di Bayamo, è la morte di una ragazza 12enne Lilian Ramirez Espinosa, una “jinetera”, ovvero una giovane prostituta freelance che usava accompagnare i tanti maschi single che pullulano nell’isola cubana. Malavasi e gli altri due italiani sono stati accusati di concorso in omicidio, istigazione alla prostituzione minorile e spaccio di stupefacenti. Secondo la ricostruzione della polizia, il 14 maggio del 2010, la minorenne avrebbe partecipato ad un festa in onore di italiani, dove anfetamine e alcool animavano il “festino”. Il corpo di Lilian fu ritrovato 4 giorni dopo. Il responso dell’autopsia eseguita sul corpo di Lilian è di morte sopraggiunta per asfissia all’interno del bagagliaio dell’auto dove la ragazza fu rinchiusa dopo il collasso cardiaco causato dalla miscela di alcool e amfetamine. «Non so perché mi trovo qui» era tuttavia quello che diceva Malavasi ai familiari quando è stato rinchiuso nel carcere degli stranieri di La Condesa, con l’accusa di aver preso parte al festino. Malavasi è un artigiano di Mirandola, ha 45 anni e si era recato a Cuba dove viveva con una ragazza del posto di cui si era innamorato. Nella “isla bonita” aveva proseguito la propria attività di riparatore di orologi. Ma il sogno della fortuna si è presto trasformata in un incubo. Arrestato, inizialmente, solo nell’ambito di un’operazione antidroga e anticorruzione è poi arrivata la condanna per l’uccisione della minorenne cubana, lasciando senza fiato amici e familiari (la madre e la sorella vivono nel Reggiano, mentre il fratello vive in Cina), che hanno tentato, invano, di attivare assistenza legale per scagionare il congiunto.

Felicia Buonomo