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Malavasi condannato a 25 anni

Malavasi condannato a 25 anni

L’artigiano di Mirandola processato a Cuba per la morte di una ragazza. Era in cella da oltre un anno

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MIRANDOLA

Condannato a venticinque anni di carcere per la morte di una ragazza cubana. È questa la sentenza di un tribunale di Cuba nei confronti di Angelo Malavasi, l’artigiano di 45 anni, già in carcere nell’isola caraibica dallo scorso anno e del cui caso si era interessata a più riprese anche l’Ambasciata italiana.

Malavasi e altri due italiani sono infatti stati condannati per la morte di una ragazza minorenne di Bayamo. L’uomo prima del processo era rinchiuso nel carcere di Condeza, una sorta di campo di prigionia nei pressi de l’Avana, dove vengono concentrati tutti gli stranierigiudicati o in attesa di giudizio.

La sentenza nei confronti di Malavasi, piuttosto conosciuto nel mirandolese, getta nella disperazione i familiari e gli amici che in questi mesi hanno cercato di aiutare il 45enne.

«Sinceramente non so perchè mi trovo qui... e perchè mi hanno arrestato. Sto vivendo un dramma. Aiutatemi», era stato uno degli ultimi appelli scritto su un foglietto e in poche righe consegnate al delegato dell’Ambasciata italiana a L’Avana che una volta al mese gli ha fatto visita in tutto il periodo della detenzione in attesa del processo.

E ora la sentenza di condanna a 25 anni. A Malavasi e altri due italiani: Simone Pini condannato come lui a 25 anni e Luigi Sartorio la cui sentenza parla invece di una pena di 20 anni. Ad emettere la condanna è stato il tribunale di Granma, vicino la città di Bayamo dove la ragazzina minorenne era morta e nel processo sono state coinvolte e condannate anche altre persone di Cuba. Complessivamente una dozzina gli imputati per la morte della minorenne LIllian Ramirez Espinosa deceduta nel 2010 all’età di 12 anni.

Emessa la sentenza Malavasi e Sartorio sono stati rinchiusi nella prigione de Combinado del Este a La Condesa. Malavasi, da tempo si era trasferito a Cuba e viveva con una ragazza di cui si era innamorato. Svolgeva l’attività di riparatore di orologi ed era, a quanto risulta, inizialmente stato arrestato dalla polizia cubana solo nell’ambito di una operazione antidroga e anticorruzione. Accuse che Malavasi ha sempre rigettato.

L’artigiano mirandolese nelle sue lettere ai familiari e agli amici aveva ripetutamente chiesto anche medicine per sostenere il suo precario stato di salute.

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