Inclusione a canestro con “Ambo”, il progetto di Mo.Ba: «Non ci interessano solo le coppe»
Alla scoperta di “Ambo”, creato nel 2020 per ragazzi dai sette ai diciotto anni
“Apertura” è il messaggio che Gianni Nardiello, amministratore delegato di Modena Basket, vuole mandare attraverso la realizzazione di Ambo, dedicato ai ragazzi con disturbi della sfera cognitivo-relazionale dai 7 ai 18 anni. Creato nel 2020, il progetto rende partecipi i ragazzi con difficoltà psicomotorie a scendere sul campo da basket e giocare con i loro compagni, seguiti da uno staff di professionisti che si occupa dei giovani a livello sia sportivo, che medico e personale. Ambo comprende una trentina di persone tra soci e imprenditori tutti volontari con una rete di allenatori e personale medico, e i 41 ragazzi attualmente coinvolti. Per riuscire a gestire al meglio i giovani atleti e garantire un ambiente adatto alle loro esigenze, la società collabora da vicino con Ausl e il reparto di neuropsichiatria infantile di Modena.
Il progetto
«Quando abbiamo collaborato con Humana, nostro sponsor, siamo riusciti ad attivare una classe implementare per insegnare ai ragazzi una serie di skills tecnologiche necessarie per potersi presentare con un curriculum e delle specificità utili per le aziende. È stata una classe a cui hanno partecipato un primo gruppo di otto ragazzi, maggiorenni e diplomati. Dopo questo corso noi li abbiamo messi in contatto con tutte le altre aziende che fanno parte del pacchetto di sponsor, persone che credono fortemente nel nostro progetto. Gli abbiamo presentato il progetto ed è andato molto bene, nel senso che di questa prima classe, sette sono oggi impiegati a tempo indeterminato.
È diventato, come nella nostra volontà, il progetto di seguirli non soltanto nel gioco del basket, ma anche fuori dal rettangolo di gioco». Gianni Nardiello nutre la speranza che riescano ad ampliare il progetto includendo anche ragazzi con altri tipi di inabilità: «Nel tempo siamo entrati in contatto con un’altra società che si occupa di ragazzi autistici o affetti da sindrome di down. Abbiamo avuto il piacere di collaborare con i ragazzi che fanno parte del gruppo Il Tortellante oltre che Autaut».
Sport e formazione
Lo scopo del progetto non si limita a insegnare solamente il basket ai giovani, infatti Nardiello spiega: «Ambo abbina l’aspetto sociale a quello sportivo in una perfetta sincronia e importanza perciò noi utilizziamo il basket come strumento formativo, cioè uno sport o una palestra, è uno dei percorsi educativi più importanti che i ragazzi possono perseguire nel tempo. Una società viene confrontata e valutata solamente in base alle coppe che vince – prosegue Nardiello – la funzione sociale è estremamente meno visibile, per non dire invisibile. Il nostro proposito è quello di mettere in evidenza anche questo tipo di realtà all’interno delle competizioni sportive, comprendendo sia i diversamente dotati che i normodotati». L’amministratore conclude evidenziando una volta di più il messaggio che racchiude a pieno l’essenza di Ambo: «Molto spesso si parla di inclusione, ma cosa vuol dire davvero? Inclusione può rimanere un termine vuoto, nel senso che ci si può riempire la bocca con la parola oppure si può fare qualcosa in merito, qualcosa di vero. Includere e presentare progetti di inclusione, non vuol dire soltanto lanciare progetti in cui si parla di inclusione e coinvolgimento. Poi bisogna impegnarsi sul serio a servizio del territorio, passando al pratico e facendo davvero qualcosa di concreto per chi è più fragile» conclude Gianni Nardiello.
A cura della classe 4L del liceo Sigonio