Gazzetta di Modena

Scuola 2030

Dalla Spagna alla Primavera del Modena: David Rodriguez e i segreti del vivaio canarino

di Gian Marco Riccardi e Augusto Benetti*

	Gli studenti sul rettangolo di gioco del Braglia
Gli studenti sul rettangolo di gioco del Braglia

Il tecnico della Primavera gialloblù risponde alle domande degli studenti

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MODENA Negli ultimi anni la società Modena calcio, guidata dalla famiglia Rivetti, ha compiuto grandi passi avanti per consolidare sempre di più la società calcistica cittadina nel panorama nazionale. Un impegno che riguarda la prima squadra, impegnata in Serie B, e anche il settore giovanile. Per conoscere da vicino le scelte vincenti di questa società siamo stati ospitati allo stadio Braglia.

Dopo un colloquio con il responsabile della comunicazione, Massimo Paroli, siamo stati raggiunti in sala stampa dal mister della Primavera, David Rodriguez e dal responsabile del settore giovanile, Davide Caliaro. Proprio Caliaro ci ha presentato la struttura del vivaio canarino mettendo in luce le figure lavorative che lo costituiscono sia dal punto di vista tecnico che da quello organizzativo. Quindi abbiamo rivolto alcune domande a mister Rodriguez.

Come si è sentito accolto dalla società e dalla città di Modena?

«Dal primo giorno ho ricevuto il massimo supporto dalla società, che ringrazio molto. Ho avuto la possibilità di visitare la città precedentemente e l’ho sempre trovata bellissima, accogliente e viva. Riguardo alla squadra, si percepisce una volontà di crescita e di apprendimento, visibile poi soprattutto nei risultati fino ad ora ottenuti. I ragazzi credono in quello che fanno, e questo è un aspetto fondamentale per un giocatore che ambisce anche ad un più alto livello. I miglioramenti si vedono di giorno in giorno, anche nei singoli giocatori».

Come ha gestito le differenze che ha trovato nella modalità di gioco tra Spagna e Italia?

«A me piace dominare la partita, con o senza la palla, è quello che conta, mi interessa che la squadra mi rappresenti come allenatore e dunque sia allenata all’attacco, al pressing e che abbia voglia di vincere e fare gol, perché guardare una partita di calcio è un’emozione e bisogna dare allo spettatore un motivo per rimanere a guardare tutta la partita. Sicuramente la differenza principale che ho potuto constatare tra i due modi di allenare è che in Italia si dà molta più importanza alla fisicità dei giocatori più che alla gestione del tempo, dello spazio e anche del possesso palla. Bisogna sicuramente lavorare sui due aspetti principali dell’ordine tattico, la difesa e l’attacco».

Cosa ne pensa del progetto del nuovo centro sportivo del Modena?

«Penso che sia l’investimento più grande che può fare un club, poiché ti da la possibilità di avere un ordine, una metodologia precisa e di poter lavorare insieme. Quello che conta a mio parere è il lavoro svolto nel quotidiano e dunque un buon centro sportivo può garantire i requisiti per un rendimento massimo in campo».

Ci parli della sua esperienza con i ragazzi. Come è stato costruire un rapporto con loro? Quali sono gli obiettivi prefissati per questa stagione?

«Ho trovato un gruppo pronto ad ascoltare e apprendere. Sono bravi ragazzi che lavorano con dedizione giorno dopo giorno per migliorare, ognuno di loro ha delle capacità e delle tempistiche differenti per diventare i professionisti del futuro. Vedere uno dei tuoi giocatori passare in prima squadra è una soddisfazione incommensurabile ed è la prova dei frutti dell’impegno e del duro lavoro che un giocatore di livello deve impiegare per fare lo step successivo. Io valuto moltissimo la capacità dei giocatori, non l’età. Uno dei molteplici obiettivi che abbiamo è quello di far emergere il talento e svilupparlo. La figura dell’allenatore li deve aiutare a comprendere meglio il gioco e il ruolo della competizione per ottenere il massimo rendimento anche spronando con il pensiero delle vittorie che potrebbero raggiungere. Non mi piace prefiggermi un solo obiettivo, perché sono conscio di poter incontrare difficoltà nel percorso, ma la squadra è pronta ad affrontare ogni imprevisto a testa alta». 

*studenti del liceo Muratori-San Carlo, classe 5F