«La politica investa sull’istruzione sin dalle superiori»
L'appello al governo di Marco Moscatti, nuovo presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Emilia
Infondere entusiasmo negli studenti già nelle superiori per garantire il ricambio tra le generazioni.
È una sfida in cui crede Marco Moscatti, laureato in Ingegneria Meccanica, eletto a Modena presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Emilia.
Quale sarà il primo obiettivo della sua presidenza?
«Far aumentare la partecipazione degli imprenditori alle attività associative. È fondamentale si mettano in gioco con la loro capacità e alla loro esperienza per contribuire alla crescita del nostro territorio, organizzando anche attività con le scuole e con le università».
Quanto è importante il legame tra generazioni?
«È importantissima la collaborazione tra i giovani imprenditori e i senior. Il passaggio generazionale è un cardine per il territorio: moltissime aziende non riescono a portarlo a termine con conseguenze gravissime. Possono andare in crisi, distruggere il valore delle aziende, chiudere le sedi o trasferirle all’estero. Invece è importantissimo per il territorio mantenere il tessuto delle piccole e medie imprese, di cui una grandissima parte è a conduzione familiare».
La nostra resta una terra per giovani imprenditori?
«Assolutamente sì. Lo vediamo dalla crescita del prodotto interno lordo, dalla qualità della vita e da altri indicatori. Le prospettive sono ottime: nascono sempre nuove imprese e i nuovi imprenditori devono imparare strada facendo. L’associazione può rappresentare un grande aiuto: permette di uscire dalle proprie quattro mura e confrontarsi con le altre realtà».
Vale anche per Tec Eurolab, la società di cui è amministratore delegato?
«Il nostro è un settore di nicchia. Ci occupiamo di analisi industriali di laboratorio e spesso non è sufficiente confrontarsi con i propri competitor. Ci confrontiamo quindi con imprenditori di altri settori per vedere quali spunti possono essere traslati nella nostra impresa».
Qual è la tipicità dell’imprenditoria emiliana?
«La capacità di adattarsi e rispondere velocemente alle crisi. È una dote del nostro territorio, che va oltre alla singola categoria degli imprenditori. Abbiamo la fortuna di crescere con una forte cultura del lavoro, che può divenire cultura imprenditoriale. Siamo in una “buca” dal 2020. Prendere decisioni veloci in un mondo complesso è un valore importante. Chi lavora in Emilia ha un grandissimo vantaggio: si avvale di un patrimonio costruito nel corso dei decenni».
Quali traguardi si pone da presidente?
«Come giovani imprenditori faremo la nostra parte sui temi dell’agenda Onu. Intendiamo contribuire alla crescita della prossima generazione imprenditoriale, passando anche da corsi di formazione specifica. Inoltre, lavoreremo sulla formazione con le istituzioni del territorio. Abbiamo il progetto “Creiamo l’impresa” con le scuole superiori. Facciamo simulare le imprese agli studenti di quarta, da una proposta di valore su un bisogna ancora non soddisfatto fino al piano economico e al prototipo. È un concorso regionale che ai ragazzi piace: si mettono in gioco e applicano le proprie conoscenze. Qualcuno ha avviato dei progetti veri e propri».
Che rapporto avrete con la politica?
«La relazione sarà tenuta soprattutto da Confindustria “senior” e dai ruoli nazionali dei Giovani imprenditori. Dal nostro punto di vista, per noi è più importante avere un impatto diretto sulle imprese e sui percorsi sia educativi sia formativi dei ragazzi. Ci rivolgiamo soprattutto agli studenti universitari e ai ragazzi delle superiori anche per vicinanza anagrafica: chi ha diciotto anni non è vicinissimo con chi ne ha trenta, ma lo è di più con chi ne ha invece sessanta».
Cosa può determinare tale vicinanza?
«Noi giovani imprenditori possiamo essere interpretati come un modello realistico, un esempio con cui gli studenti si possono interfacciare. I ragazzi possono pensare che i loro interlocutori hanno studiato nella stessa scuola, hanno frequentato l’università e ora ci stanno raccontando una storia di successo. In Italia abbiamo imprenditori straordinari, ma possono non essere visti come abbastanza vicini ai ragazzi, per cui non si riescono a relazionare immediatamente».
Cosa si può fare di più con i giovani e per i giovani?
«Il tema dell’istruzione è uno di quelli per cui ci vorrebbe una fortissima sinergia con la politica. Qualche anno fa c’era il problema di avere troppi pochi ragazzi negli istituti tecnici, i cui diplomati rappresentano una professionalità richiestissima dalle imprese. Oggi ci sono tantissime persone che non studiano né lavorano né si formano. Sono i Neet, che sono bloccati in un limbo. Recentemente per fortuna s’è investito sulla cultura tecnica, quindi oggi i ragazzi si iscriverebbero agli istituti tecnici. Il problema è che adesso non ci sono abbastanza posti disponibili: è un collo di bottiglia gravissimo. Ciò vuol dire che le istituzioni non stanno facendo pienamente la propria parte».
Cosa occorre dunque?
«La politica parla sempre di giovani, ma serve di più. L’offerta formativa attuale non è sufficiente. L’Italia ha il triste primato dei pochi iscritti all’università, ma si parte dalle superiori. Gli studenti devono ritrovare l’entusiasmo per lanciarsi nel mondo universitario. Sul tema dell’istruzione ci deve essere una forte sinergia tra i giovani imprenditori, le imprese e la politica».l
© RIPRODUZIONE RISERVATA