Gazzetta di Modena

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Postorino, narrare storie di vite è la sua “missione” di scrittrice

Laura Solieri
Postorino, narrare storie di vite è la sua “missione” di scrittrice

Modena, l’autrice sabato ospite a Buk per ricevere il Premio Speciale

30 aprile 2024
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Appuntamento atteso a Buk Festival è quello dedicato al Premio Speciale BUK, sabato ALLE 21 alla Sala del Leccio, complesso di San Paolo a Modena.

«Vincitrice del Premio Speciale BUK 2024 è Rosella Postorino, un’autrice amatissima – dice il direttore artistico Francesco Zarzana – per la sua magistrale capacità di intrecciare con vivida efficacia e sensibile delicatezza, la Storia e le storie ovvero il contesto e le umane vicende, costruendo una narrazione insieme epica e intima, capace di coinvolgere il lettore senza travolgerlo, di accompagnare senza prevaricare, di appassionare ai suoi indimenticabili personaggi in un’alchimia personalissima fra demiurgo e personaggio, fra scrittrice e scrittura». Per l’occasione Rosella Postorino dialogherà delle sue opere con Zarzana; autrice di molti romanzi, Postorino esordiva nel 2007 con “La stanza di sopra” e nel 2018 ha pubblicato il best seller internazionale “Le Assaggiatrici” con cui ha vinto il premio Campiello. Nel 2023 ha pubblicato “Mi limitavo ad amare te” (Feltrinelli, finalista Premio Strega) .

Postorino, cosa rappresenta per lei questo riconoscimento e che rapporto ha con Modena?

«Mi fa molto piacere, come ogni riconoscimento, ma mi fa piacere soprattutto perché mi consentirà di tornare a Modena, città bellissima che non ho ancora visto abbastanza».

Quando e come ha scoperto di “aver bisogno” della scrittura?

«Scrivo da quando ho imparato, nel senso che da piccola passavo quasi ogni pomeriggio a inventare favole, filastrocche, interviste a personaggi famosi che ovviamente non potevo aver incontrato, spesso anche a disegnare a fumetti le storie che inventavo. Ma credo di aver deciso che avrei tentato di diventare una scrittrice quando sono venuta a vivere a Roma. Era il 2001, facevo uno stage in una società di consulenza mentre scrivevo la tesi, e mi era chiaro che non mi importava niente di quel lavoro, che tutto ciò che mi interessava era la letteratura, da sempre. La marginalità e il senso di violenza che mi restituiva la metropoli mi hanno spinta a espormi, quasi fosse l’unico modo per salvarmi – anche se non avevo il coraggio di dirlo a nessuno. È difficile, se vieni da una famiglia modesta, dire che vuoi scrivere»

In “Mi limitavo ad amare te”, racconta degli orfani della guerra nella ex Jugoslavia: com’è stato presentarlo al pubblico in un presente in cui l’Europa è nuovamente al centro della guerra?  Come legge questo presente?

«Mi interessano molto le sorti dell’Europa: sono cresciuta credendo che l’Unione Europea avrebbe risolto i conflitti che avevano insanguinato il Vecchio Continente, ce lo insegnavano le maestre alle scuole elementari, e non mi pareva un’utopia. Oggi mi pare che questo progetto meraviglioso, nato anche grazie a tre antifascisti italiani, sia purtroppo ancora lacunoso. La guerra nei Balcani ne ha mostrato subito la fragilità, e quindi che il mio ultimo romanzo – concepito nel 2019 e scritto nel corso della pandemia – vedesse la luce proprio a un anno dall’invasione dell’Ucraina da parte di Putin mi è sembrato il segno che raccontare la guerra e soprattutto la guerra in Europa avesse senso, ancor più di quanto immaginassi».

I suoi romanzi sono al contempo attraversati da tanta luce e tanto buio, dolore e bellezza sfolgorante: possiamo dire che sono le storie delle persone e la Storia che più illuminano la sua ispirazione di scrittrice? In cosa intravede più bellezza?

«La vita degli esseri umani è buio e luce, chiunque fa esperienza di questo: se ci si vuole avvicinare a raccontare la vita («la cosa più vicina alla vita» è il modo in cui James Wood definisce la letteratura) non si può che restituire questa ambivalenza. La nascita stessa è uno strappo, suggerisce Mi limitavo ad amare te, e dunque nel venire al mondo c’è già una contraddizione, il conto alla rovescia della morte. La bellezza è per me nelle relazioni, che leniscono la nostra inevitabile solitudine («viviamo come sogniamo, soli», scriveva Conrad in Cuore di tenebra) , e nell’arte, che sfida la caducità dell’essere umano rendendolo a volte eterno».

A cosa sta lavorando in questo periodo?

«Ho da poco concluso un podcast su Marguerite Duras, che dal 7 maggio sarà disponibile su tutte le piattaforme. È la scrittrice della mia vita e indagando le sue ossessioni ho implicitamente svelato le mie».